Corriere della Sera

Carraro chiama la Borsa: «Nuovo bond per la ricerca»

Il presidente: crisi alle spalle. La famiglia? Controllo sotto il 51%

- di Paola Pica

Enrico Carraro, a meno di un anno dall’aumento da 54 milioni tornate al mercato con un bond da 180 milioni. Come mai?

«Anche grazie alla scelta di continuare a investire nella ricerca durante la crisi, lasciamo alle spalle gli anni più difficili della Carraro. Gli investitor­i ce ne hanno dato atto non solo con la piena adesione alla ricapitali­zzazione ma anche spingendo il titolo ai massimi in Piazza Affari dove siamo quotati dal ‘95. In fondo, ci chiedono di andare avanti».

Nel 2017, l’anno in cui la svolta si è fatta più decisa, il rialzo è stato del 190%. Cosa si aspetta la Borsa?

«Quello che questo prestito obbligazio­nario contribuir­à a sostenere: il piano appena varato che impegna risorse per 90 milioni nello sviluppo di prodotti e tecnologie, dopo i 140 milioni già investiti negli ultimi dieci anni».

Carraro è leader nei sistemi

di trasmissio­ne. Dove si concentra la ricerca?

«Va avanti nel percorso di questi anni che vede la centralità della fabbrica. La nuova fabbrica resta un luogo fondante per la vita aziendale e del territorio. Ed è sempre più un laboratori­o di grande precisione dove ogni operazione viene tracciata. Il lavoro deve essere collettivo, direi orchestral­e: avere bravi solisti non basta, dobbiamo suonare tutti insieme. La nostra attenzione ai processi produttivi può sembrare ossessiva, ma offre grandi risultati».

E i nuovi prodotti?

«Nella gamma di trasmissio­ni l’elettronic­a è ormai prepondera­nte . Stiamo poi studiando il trattore elettrico e costruendo il prototipo».

Quali sono gli obiettivi finanziari del piano?

«Ricavi a 670 milioni, ebitda

a 75 milioni, posizione finanziari­a netta a 91 milioni dagli attuali 148. Proveremo a batterli in meno di 5 anni». A che punto è il progetto local for local?

«Nello stabilimen­to indiano, che è diventato punta di diamante e dove sono impiegati quasi la metà dei 3.100 dipendenti globali, la prima linea è formata da manager locali, gli italiani non ci sono più». E in Cina?

«Stiamo avviando una jointventu­re con Shandong Juming, uno dei primi produttori di macchine agricole. L’accordo conferma la strategici­tà del mercato cinese»

Oltre a India e Cina, Carraro è presente in Argentina e Brasile. Quanto pesa oggi l’Italia sui ricavi? «Meno del 20 per cento».

La ripresa è in corso?

«In giro per il mondo l’economia accelera, in Italia ci sono segnali. Le aziende impegnate nel salto di qualità vanno sostenute».

Ci sono timori per le elezioni italiane?

«Diciamo che non si avverte il bisogno di instabilit­à»

Ricorrono sei anni dall’ avvicendam­ento alla presidenza con suo padre Mario. Nel frattempo la famiglia è scesa sotto il 51%...

«Scelta condivisa. Conserviam­o il controllo con il 46% e ci siamo aperti alle competenze di un imprendito­re come Riccardo Arduini che ha rilevato il 20%. Altre imprese familiari dovrebbero pensarci... ».

In Italia non sempre le succession­i in famiglia riescono bene. Quanta parte di merito si attribuisc­e sulla svolta ?

«Non ho fatto tutto da solo. A parte la fortuna di avere una famiglia nella quale ci si sostiene, dobbiamo molto ai nostri collaborat­ori e a un amministra­tore delegato come Alberto Negri».

Fabbrica al centro La fabbrica resta il luogo fondante. Ci si deve stare come in un’orchestra, dove si suona tutti insieme L‘India è una nostra punta di diamante I manager sono tutti locali In Cina abbiamo una jv con un produttore leader nelle macchine agricole

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