Elena Ferrante diventa «columnist» nel Regno Unito
Sarà la sua prima collaborazione regolare per un giornale, annunciano sul sito della testata inglese: Elena Ferrante diventa editorialista fissa del «Guardian Weekend» e sta per pubblicare il suo primo contributo, sul tema del «primo amore», nella traduzione della stessa Ann Goldstein che ha tradotto anche i suoi romanzi.
Ne ha dato notizia ieri il «Guardian», ripercorrendo la storia della scrittrice dall’identità misteriosa (intorno alla quale si è scatenato all’estero il fenomeno della Ferrante Fever, come s’intitola anche il docu-film sull’autrice, diretto nel 2017 da Giacomo Durzi) e fornendo qualche indicazione sui temi della sua rubrica: secondo l’editor Melissa Denes, l’autrice de
L’amica geniale ogni settimana «scriverà un pezzo personale, su temi che vanno dal sesso all’invecchiamento fino alle cose che la fanno ridere. Non vediamo l’ora di vedere dove ci porterà». Il magazine del «Guardian» debutterà domani nella nuova veste editoriale (e con le nuove firme).
Elena Ferrante, entrata nel 2016 nella classifica di «Time» delle 100 personalità più influenti al mondo, è nota nei Paesi anglosassoni già dalla traduzione de L’amica geniale (in Italia pubblicato nel 2011 da e/o) uscito negli Usa nel 2012: My Brilliant Friend è stato pubblicato da Europa Editions, casa fondata dagli stessi editori di e/o, Sandro Ferri e Sandra Ozzola Ferri.
Anche gli altri titoli della «serie napoletana» hanno scalato le classifiche: The
Story of a New Name nel 2013
(in Italia Storia del nuovo cognome), nel 2014 Those Who Leave and Those Who Stay (Storia di chi fugge e di chi resta), e nel 2015 The Story of the Lost Child (Storia della
bambina perduta); e i saggi di Frantumaglia sono usciti nei Paesi anglosassoni nel 2017. Già l’autrice lavora all’adattamento televisivo dell’Amica
geniale (versione inglese) per l’emittente Hbo.
In attesa del primo contributo, Ferrante rivela i motivi per cui ha accettato l’impegno: «Ero attirata dalla possibilità di testare me stessa» ha spiegato, definendo l’esperienza «un audace esercizio di scrittura».