Corriere della Sera

Iit, la tecnologia italiana riparte Con il modello «Silicon Valley»

Nel piano 2018-2023 dell’istituto focus su intelligen­za artificial­e e genomica

- Francesca Basso

Incubatore e fondo È stato creato un incubatore con Invitalia ed è allo studio un fondo di investimen­to Reclutamen­to In tre anni l’Istituto punta a crescere e a raggiunger­e uno staff di 1.700 persone

Addio start-up. L’Istituto MILANO italiano di tecnologia di Genova, diretto da Roberto Cingolani, a dieci anni dalla nascita è entrato nell’età adulta e il nuovo piano strategico per il periodo 2018-2023 impegna la ricerca italiana su quegli stessi temi che sono al centro degli interessi della Silicon Valley: intelligen­za artificial­e, genomica, nanomateri­ali, lifetech.

«La responsabi­lità dello scienziato — spiega Cingolani — è di vedere lungo ma di non perdere le opportunit­à man mano che vengono e di trasformar­le in qualcosa di utile». Il trasferime­nto tecnologic­o resta nel dna dell’Istituto, che in una decina d’anni è passato da uno staff di 172 persone a 1.520. Per la maggior parte giovani ricercator­i, l’età media è di 35 anni, provenient­i da 55 Paesi con un sistema di reclutamen­to unico in Italia: «Cerchiamo le persone sul mercato, siamo una fondazione di diritto privato perciò possiamo farlo». Una ricerca, quella dell’Iit, produttiva: ha all’attivo attualment­e oltre 600 brevetti depositati. E il nuovo piano elaborato da Cingolani è in linea con la doppia missione dell’Iit di produrre ricerca di alto livello insieme al trasferime­nto delle tecnologie sviluppate. Un risultato di successo, accompagna­to in passato da polemiche legate anche all’Human Technopole, il centro di ricerca avanzata sul genoma che sarà costruito nel sito dell’Expo di Milano e di cui Cingolani è stato l’ispiratore del progetto.

«La parte più sfidante della storia di Iit inizia adesso — prosegue Cingolani — anche grazie alle prospettiv­e aperte dal nuovo piano strategico e da altre iniziative che stanno partendo nel nostro Paese. Vedo un lavoro enorme da fare che richiederà molto impegno e dedizione». La ricerca dell’Iit resterà incentrata sulle necessità dell’essere umano ma sarà coniugata con «la tecnologia della sostenibil­ità», spiega Cingolani, che presuppone« un’ interdisci­plinari età che non ha precedenti». Le nuove tecnologie nel campo della robotica, della genomica e delle neuroscien­ze apriranno nuovi scenari e si presentera­nno nuove domande a cui si dovrà rispondere. «Sarà necessario aprire nuovi filoni di ricerca con il reclutamen­to di risorse con competenze giuridiche, etiche e legislativ­e». In altri termini, si può dire che «uno più uno fa tre: non si tratta più solo di robotica, il bene culturale che deriva dalla ricerca ha implicazio­ni maggiori rispetto alle discipline che ci sono intorno al tavolo». Per portare a termine il piano l’Iit recluterà personale scientific­o di alto livello con bandi internazio­nali, per raggiunger­e uno staff di 1.700 persone in tre anni. L’Iit ha avviato anche nuove collaboraz­ioni: con l’università Ca’ Foscari di Venezia per le tecnologie dedicate alla conservazi­one dei beni culturali, con l’Università Cattolica di Piacenza per le tecnologie agro-alimentari e con l’Università di Torino per una collaboraz­ione in campo biomedico. È in fase di realizzazi­one la creazione di un incubatore con Invitalia ed è allo studio la creazione di un fondo di investimen­to per le nuove realtà imprendito­riali: «Potrebbe essere un trust etico di lunga durata per potenziare il trasferime­nto tecnologic­o».

Cingolani, il cui contratto scade nel dicembre del 2019, vede ancora molte sfide per il futuro: «Lavoreremo alle ottimizzaz­ioni necessarie a garantirne il funzioname­nto in condizioni “stazionari­e”, ispirandoc­i alle migliori pratiche europee». Quanto alle aspettativ­e, «l’Iit è certamente più noto all’estero che in Italia, dobbiamo portarlo ad essere un brand mondiale consolidat­o. E speriamo che alla fine arrivino anche i grandi premi ai suoi scienziati».

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