Tua, lo sci «sartoriale» parte dalla raccolta fondi
Già la prima curva — in conduzione — è stata superata. Un passaggio sulla piattaforma di crowdfunding internazionale Kickstarter che è servito a riproporre fra gli appassionati l’immagine di un marchio che ha più di un secolo di storia, che era caduto in disgrazia da circa vent’anni, e che ora tenta il rilancio scommettendo su un mix di artigianalità sartoriale e di alta ingegneria delle fasi produttive.
Riparte da Milano la sfida degli sci Tua. Nata a Biella nel 1914 come falegnameria — è stato il caso di quasi tutti i produttori di sci — appartenuta all’omonima famiglia fino al fallimento nel 1999, passata per un breve tratto all’ex sportivo Giovanni Manfredini che senza fortuna nel 2002 ha tentato la combinata retrò con Maxel, l’azienda (e tutto ciò che ancora evoca) tre anni fa è stata presa in mano da un trentino con esperienze nel mondo del marketing e della finanza che da Canal San Bovo ora prova a rimetterla in pista. «Li ho usati in gioventù — racconta il fondatore, Marco Micheli, 37 anni — e ne ho sempre apprezzato la libertà che trasmettevano perché erano gli sci dedicati al pubblico dei grandi spazi, non solo al classico pistaiolo».
E proprio da qui riprende l’avventura della nuova Tua. «Sci fatti a mano utilizzando legno, carbonio e titanal e poi la possibilità di personalizzare grafiche e livree». Se il mondo dello sci alpino è in rapida trasformazione, la risposta di Tua è quella di proporre tre modelli — un race carve per prestazioni top, un all mountain largo e piacevole e un freeride con rocker in punta per aumentare il galleggiamento — e solo su ordinazione. Un made in Italy d’alta gamma che sembra piacere soprattutto all’estero: «Stiamo raccogliendo un grande interesse da parte di sciatori statunitensi, giapponesi e anche francesi. Da qualche giorno è attivo il sito web, dove personalizzare l’offerta ed effettuare il pre ordine». Prossimo passo, un primo round di finanziamento per alimentare crescita investimenti.