«Procedura chiara per uscire dall’euro»
«Introdurre nei Trattati e nel quadro normativo europeo alcune specifiche procedure tecniche, economiche e giuridiche che consentano agli Stati membri di recedere dall’Unione monetaria». Mentre il candidato premier Luigi Di Maio ammorbidisce la posizione sull’euro, assicurando che per l’Italia «non è più il momento di uscire», in Parlamento il M5S continua la sua guerra contro la moneta unica. Ieri, in commissione Bilancio al Senato, ha proposto una risoluzione sulle prossime tappe dell’Unione monetaria alternativa a quella della maggioranza, chiedendo alla Ue la definizione di un percorso per l’uscita dalla zona euro. «Attraverso — si legge nel testo firmato da Moronese, Lezzi e Bulgarelli — una clausola di opting out permanente nel caso ci sia una chiara
La richiesta «Bisogna consentire agli Stati di poter recedere dall’Unione monetaria»
volontà popolare in tal senso». Quel referendum, dunque, cui Di Maio spera di «non arrivare» e che per lui «sarebbe comunque l’ultimo stadio».
La proposta della maggioranza, che è comunque piuttosto critica, e sollecita molta prudenza nell’incorporazione delle regole sui bilanci nel diritto comunitario, è passata senza i voti del M5S, di Liberi e uguali, ma anche di Forza Italia e della Lega. Che a differenza dei 5S non hanno presentato neanche un testo di risoluzione alternativo.
La risoluzione del Parlamento (tra pochi giorni è attesa quella della Camera) è di fatto un parere alla Commissione, al Consiglio e al Parlamento Ue che stanno lavorando, secondo un calendario molto stretto, al rafforzamento dell’Uem. Con la costituzione di un Fondo monetario europeo, destinato a sostituire l’Esm, il fondo salva Stati, la creazione di un ministro delle Finanze europeo e il trasferimento del Fiscal compact, che detta le regole sui bilanci (ma è solo un accordo intergovernativo), nel corpo delle norme europee.