La pubblicità che non rispetta i santi (e noi)
Si dice che alcune recenti immagini pubblicitarie promuovano alcuni prodotti usando le figure di Cristo e Maria tratteggiate in modo derisorio e volgare. Flaubert si sarebbe divertito, perché amava fare raccolta delle stupidità d’ogni genere.
PSEGUE DALLA PRIMA
ubblicò pure una specie di antologia, la stolidità gli appariva maestosa come una montagna. Forse non sapeva ancora che essa paga.
Le offese e le scurrilità più redditizie sembrano oggi quelle che mettono sconciamente le mani addosso alla fede religiosa e all’intelligenza. A ogni fede religiosa, anche se con più fregola a quella cattolica; in questo caso sia a quella cristiana sia a quella musulmana, visto che per l’islam Maria è venerata e Cristo è la terza, grande figura dopo Maometto e Abramo.
Mi aspetto dunque che qualche imam sporga querela per oltraggio alla religione. Ma soprattutto mi chiedo dove e quali siano le frontiere del rispetto, di ciò che anche i pubblicitari, come ognuno che esercita ogni rispettabile lavoro, dovrebbero considerare sacro e inviolabile e non mero oggetto di consumo e di sollecitazione al consumo. Nel mondo c’è posto per il Vangelo e per lo spot ma non sono la stessa cosa. Dovremmo dunque vedere, nella campagna per lanciare un prodotto, ad esempio una crema per la
Frontiere da non superare Nessuno pretende che i creativi debbano ispirarsi a Kant Basterebbe però aver imparato a non essere villani con il proprio vicino
pelle, il volto e il corpo piagato di Giulio Regeni oppure fotografie di Auschwitz per suggerire cure dimagranti? Le donne percosse, violentate e uccise usate per valorizzare la marca dello shampoo che usavano per i loro bei capelli?
Questi sono esempi estremi, che per qualche tempo — temo breve — ci saranno ancora risparmiati, perché prima di ammannire pietanze stomachevoli su piatti non lavati occorre abituare progressivamente i consumatori a considerare normale tale menu e tale modo di apparecchiare la tavola. Ma oggi tutto, anche le trasformazioni sino a ieri impensabili, avviene sempre più velocemente, a ritmo accelerato come nei vecchi film di Ridolini.
La frontiera che viene sempre più travolta è quella — essenziale per la vita, la convivenza e la dignità — del rispetto. Di quel rispetto che Kant considerava la base, la premessa di tutte le altre virtù e qualità umane. Nessuno pretende che gli agenti e i creativi pubblicitari debbano ispirarsi a Kant. Basterebbe aver imparato a non essere villani con il proprio vicino e a non considerarsi più avanzati di lui o di lei, solo perché vanno a Messa o in Sinagoga. Il consumo, inevitabile e provvidenziale, scherzi con i fanti — gli spuzapiè, diceva il vecchio gergo militare delle mie parti — lasciando stare i santi.