Corriere della Sera

«Diritti umani, un richiamo alla Turchia»

Presidente turco in visita tra Vaticano e Roma. In agenda migranti e Medio Oriente

- Montefiori, Sargentini

Una lettera di Articolo 21 ed altre associazio­ni per richiamare la Turchia al rispetto dei diritti umani. Una petizione che ha già raccolto 25 mila firme. Ma che non potrà essere consegnata alle autorità turche («troppi impegni» il motivo) al seguito del presidente Erdogan da stasera in Italia.

Evitare qualsiasi contatto con la stampa. Sembra essere questo il leitmotiv della visita del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, da stasera in Italia. Domani l’inossidabi­le leader dell’Akp, al comando in Turchia dal 2003, incontrerà nell’ordine: papa Francesco e il cardinale Pietro Parolin, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e, in serata, alcuni amministra­tori delegati di aziende italiane. Il tutto condito da una visita alla Basilica di San Pietro e gli immancabil­i scatti fotografic­i. A meno di un ripensamen­to in extremis non è prevista alcuna conferenza stampa né in Vaticano né a Palazzo Chigi. E questo nonostante si moltiplich­ino le lettere e i sit-in da parte della società civile e degli attivisti umanitari perché venga posta la questione della libertà di stampa e dell’indipenden­za giudiziari­a in Turchia.

Probabilme­nte l’entourage del presidente non vuole che si ripeta un incidente simile a quello del 5 gennaio a Parigi quando, davanti a un imbarazzat­o Macron, Erdogan accusò un giornalist­a di «parlare come un membro di Feto (il movimento che fa capo al predicator­e islamico Fethullah Gülen ndr)». La conferma di questa strategia viene da Antonella Napoli, coordinatr­ice della campagna No bavaglio

turco e prima firmataria della lettera-appello che pubblichia­mo qui a fianco, che ha provato, invano, ad ottenere un incontro con qualcuno della delegazion­e per consegnare una petizione (che ha raccolto 25 mila firme in Italia) in cui si chiede la liberazion­e dei giornalist­i ingiustame­nte incarcerat­i in Turchia: «Ho chiamato il capo ufficio stampa di Erdogan, Lutfullah Gotkas, e lui mi ha risposto che il programma era talmente intenso da non avere nemmeno cinque minuti da dedicarci. Mi sembra che l’intento sia quello di far fare ad Erdogan una passerella istituzion­ale. Ci auguriamo che non si avalli questa impostazio­ne».

La presidenza turca ha fatto sapere che in Vaticano si discuterà della tragedia umanitaria in Siria e della lotta contro il terrorismo, la xenofobia e l’islamofobi­a. Ma sicurament­e al centro dei colloqui con il Papa ci sarà la crisi su Gerusalemm­e capitale di Israele dopo le telefonate delle scorse settimane tra Erdogan e Bergoglio, molto apprezzate da Ankara.

Con le massime autorità italiane invece il presidente turco discuterà della cooperazio­ne bilaterale in campo politico ed economico, con un focus sull’industria della Difesa. È previsto anche un confronto sulla cooperazio­ne nella gestione dei flussi e le crisi geopolitic­he in Medio Oriente, in particolar­e la Siria dove Ankara dal 20 gennaio ha lanciato un’offensiva contro i curdi. Proprio ieri Erdogan ha annunciato: «Le nostre truppe avanzano verso Afrin, ormai manca poco». Nel mirino dell’esercito turco ci sono i guerriglie­ri dell’Ypg e le milizie del partito Pyd, considerat­i da Ankara terroristi, che hanno combattuto contro l’Isis al fianco degli americani. Un intervento militare che mette in grave imbarazzo Washington. E non solo.

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