Primarie M5S, bastano 57 voti per un seggio
Posti sicuri con pochi clic. Dessì in caso di elezione rinuncerà
Quasi quarantamila votanti. Una partecipazione ancora lontana dagli obiettivi prefissati dal Movimento 5 Stelle per le loro Parlamentarie. Posti sicuri con pochi clic: ne bastano 57 per un seggio. Di Maio arriva a 490 preferenze.
Partecipazione ancora lontana dagli obiettivi prefissati, candidati selezionati con poche preferenze (c’è un caso limite di una prima in lista con tre soli voti) e malumori interni dovuti alle inversioni di posizione nei listini a causa delle quote di genere: la pubblicazione — dopo quasi due settimane dalla ufficializzazione — dei risultati delle Parlamentarie agita M5S.
A colpire anzitutto è «l’affluenza virtuale»: più o meno un terzo degli iscritti ha scelto quali potenziali parlamentari selezionare per Montecitorio e Palazzo Madama: gli ultimi dati sulla piattaforma Rousseau parlano di 135 mila militanti, ma con l’adozione della nuova associazione — quasi contestuale al voto — è possibile che il numero sia calato. Per la definizione dei collegi plurinominali della Camera hanno votato 39.991 persone che hanno espresso un totale di 92.870 voti. Per quelli del Senato 38.878 attivisti (le preferenze in questo caso sono state 86.175). Ogni elettore aveva a disposizione tre scelte per ciascuna Camera: ne sono state usate di media solo 2,3 per Montecitorio e 2,2 per Palazzo Madama.
Le più votate sono tutte donne e tutte nel Lazio (dove però sono state raggruppate tre circoscrizioni moltiplicando la schiera dei potenziali sostenitori). Si tratta di Carla Ruocco alla Camera, con 1.691 voti, e Paola Taverna al Senato, con 2.136. Terza Elena Fattori, che aveva sfidato Luigi Di Maio per la guida del partito, con 1.173. I parlamentari, sfruttando anche la maggiore notorietà, approdano tranquilli nei loro collegi con centinaia di preferenze: Di Maio ne ha 490, Roberto Fico 315, Barbara Lezzi 951, Nicola Morra 564, Danilo Toninelli 502. Anche le new entry non hanno problemi: Gianluigi Paragone (300 voti) e Gregorio De Falco (262) primeggiano nei loro collegi, Elio Lannutti si piazza dietro a Taverna e Fattori con 405 voti.
Ma capita anche che ci siano dei capilista con il seggio quasi sicuro in Parlamento scelti con una manciata di voti: se Fabrizio Ortis in Molise se la cava con 80 preferenze, nella più popolosa Lombardia — per effetto del riposizionamenti dettati dalle quote di genere — a Simona Nocerino ne bastano 57. Molto bassi i numeri se si guardano i collegi esteri. Complicata la situazione per il Sudamerica: alla Camera prima in lista è Ivana Mainenti, con tre voti. Tuttavia per le circoscrizioni estere è previsto il voto di preferenza. Situazioni che stanno già provocando qualche malumore dei militanti, specie per quel che riguarda le inversioni di posizione che hanno «svantaggiato» candidati con maggiori consensi. Scorrendo gli elenchi ci sono poi casi di chi non ha passato il vaglio delle Parlamentarie ma è candidato all’uninominale, come l’imprenditore e testimone di giustizia Giuseppe Masciari (73 voti per lui in Piemonte) o l’avvocato ligure Mattia Crucioli (40) che spesso ha assistito legalmente il Movimento.Emanuele Dessì, quinto nel Lazio con 144 voti e al centro delle polemiche negli ultimi giorni, invece non entrerà in Parlamento, se sarà eletto lascerà il posto a chi è in lista dopo di lui: «Ha convenuto che non fosse giusto continuare a farsi strumentalizzare e mi ha dichiarato la sua volontà di fare un passo indietro», ha dichiarato Di Maio.