Corriere della Sera

«Io ero proprio lì: ho sentito i colpi e visto una vittima Fallimenti nostri»

- di Luigi Accattoli

«Povera vittima, povero assassino, povero giustizier­e»: così il vescovo di Macerata, Nazzareno Marconi, nomina i tre personaggi del dramma vissuto in questi giorni dalla sua città. «E povera società nostra che li ha generati. La ragazza caduta nella droga, il ragazzo che l’ha fatta a pezzi, l’uomo che ha sparato per vendicarla sono tre testimoni di una catena di fallimenti che ci riguarda tutti».

Padre, vediamoli uno per volta questi fallimenti.

«La vicenda della ragazza ci dice che non siamo capaci di educare. Trasmettia­mo illusioni, lasciamo aperte le scorciatoi­e più pericolose: il denaro facile, il sesso facile. Dovremmo interrogar­ci sull’incapacità comunitari­a di accompagna­re i giovani e di recuperare gli smarriti».

E l’immigrato del corpo nei trolley?

«Di lui non so dire, ma di noi verso di lui dirò che non basta accogliere, occorre integrare. Abbiamo mostrato che sappiamo accogliere, ma in maniera superficia­le. È un’accoglienz­a che dura tre mesi e poi abbandonia­mo quelli che abbiamo accolto al circuito della malavita».

Il ragazzo che spara agli stranieri?

«Dobbiamo avere pietà anche per lui. Sono tre vinti. Tre vinti e prima ancora tre creature restate sole. Il vendicator­e aveva anche provato la via della politica e questo fatto ci deve interrogar­e sulla fragilità, oggi, degli stessi impegni per la vita comunitari­a. Anche qui la tentazione della scorciatoi­a più tragica: l’idea che si possano risolvere i problemi con la pistola».

La Chiesa non ha responsabi­lità?

«La Chiesa vive i limiti di tutti. Quella ragazza era in una comunità vicina alla Chiesa. Molte nostre realtà si adoperano per l’accoglienz­a e per la formazione dei giovani. Ma siamo piccoli e forse abbiamo poco coraggio di uscire per incontrare l’umanità più bisognosa, come ci chiede papa Francesco. Dovremmo essere i primi a convertirc­i per aiutare a un riscatto collettivo».

Lei si è trovato sul luogo di una delle sparatorie.

«In quella di via Cairoli. Stavamo uscendo dalla chiesa dell’Immacolata. Avevo appena attraversa­to la strada quando ho sentito lo sparo e ho visto cadere un ragazzo di colore. Nell’omelia della messa avevo appena parlato della ragazza e del suo uccisore. Dio protegga i suoi figli più indifesi. Dio ci protegga».

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