«Cane sciolto, non era più dei nostri»
«Non posso parlare, mi scusi, sono qui con delle persone», taglia corto al telefono Luigi Baldassarri, 58 anni, imprenditore, il candidato sindaco della Lega Nord per il paese di Corridonia, in provincia di Macerata, l’11 giugno 2017. Proprio le elezioni a cui partecipò anche Luca Traini, sempre con il Carroccio, prendendo zero voti. C’è un manifesto che li ritrae insieme sorridenti e anche un video con Matteo Salvini gelosamente conservato nella memoria. A un mese dal voto, così, Baldassarri presentò la sua lista in pubblico e quella volta venne da Roma persino il capogruppo del Carroccio alla Camera, Massimo Fedriga. Tra i punti salienti del programma: «Il controllo degli immigrati». In verità, poi, pure Baldassarri, come Traini, non fu seguito granché dall’elettorato. Niente poltrona di sindaco e neppure un posto in consiglio. Ma, dopo quello che è successo ieri a Macerata, dall’alto sembra arrivato l’ordine di non parlare coi giornalisti. Perciò, anche Gian Marco Paparelli, responsabile della Lega nel vicino paese di Cingoli, preferisce non esporsi col Corriere. A un amico, però, racconta lo stesso di Traini, che lui conosceva bene e per il quale, malgrado tutto, ha sempre provato affetto: «Da tempo m’ero accorto che aveva dei problemi, che stava male e gli avevo consigliato di farsi visitare da uno specialista». «Dopo l’esperienza delle comunali però — aggiunge — non era più un militante della Lega e aveva trovato rifugio nell’estrema destra. Più che altro era diventato un cane sciolto».