La fine di Pamela, forse Oseghale non era solo In casa impronte di altre persone
Convalidato il fermo. Specialisti del Ris al lavoro su coltelli e mannaia. «Riti voodoo? Una bufala»
Il gip Giovanni Manzoni si era appena preso un’ora per decidere, quando ieri mattina alle 11 intorno al tribunale s’è scatenata una sarabanda di sirene. Erano le pattuglie dei carabinieri e le volanti della polizia che correvano verso via Velini, dove Luca Traini aveva cominciato a sparare. Intanto, al primo piano del palazzo di giustizia di via Pesaro, Innocent Oseghale che si era avvalso della facoltà di non rispondere, pur continuando a professarsi innocente, attendeva la decisione insieme alla sua avvocata Monia Fabiani e alla ragazza italiana che faceva da interprete.
Alla fine, il fermo disposto mercoledì dalla pm Stefania Ciccioli, è stato convalidato e il pusher nigeriano, accusato per la morte di Pamela Mastropietro, è già tornato nel carcere di Ancona. Il vilipendio e l’occultamento del cadavere della 18enne romana gravano ancora come macigni su di lui. Sull’accusa di omicidio, però, il Gip si sarebbe mostrato più prudente. I carabinieri del Ris, infatti, avrebbero trovato nella casa di via Spalato delle impronte diverse da quelle dell’accusato: ora, dunque, comincerà il lavoro di comparazione sulla mannaia e i coltelli insanguinati, per capire se a fare quello che è stato fatto sia stato soltanto Oseghale oppure più persone.
Nei giorni scorsi si era parlato di riti voodoo e cannibalismo: «Nulla di vero», la secca replica degli investigatori. «Una bufala», la definisce ora anche l’avvocato Paolo Carnevali, collega di studio di Monia Fabiani, la legale del nigeriano. Durante gli esami sul corpo della ragazza, sarebbero stati trovati piuttosto i segni di due coltellate al fegato. Ma il problema resta sempre uno: non si sa ancora se Pamela Mastropietro, che era scappata lunedì scorso dalla comunità di recupero per tossicodipendenti «Pars» di Corridonia, sia morta per overdose a casa del nigeriano, dove un testimone l’ha vista salire con lui il martedì mattina. O se sia stata assassinata. Un
È stata disposta la custodia in carcere come era stato richiesto dal pm Oseghale si è avvalso della facoltà di non rispondere Il difensore Le indagini Si cerca di capire se la 18enne sia morta per un’overdose o sia stata violentata e uccisa
test specifico, insieme agli esami tossicologici di rito, verrà svolto sul fegato della vittima proprio per stabilirlo.
Di sicuro, per adesso, c’è lo scempio che dopo la sua morte è stato consumato sul cadavere, da cui mancherebbe una piccola parte degli organi genitali. Oggi è previsto un vertice in Procura: la pm Stefania Ciccioli si confronterà con il medico legale Antonio Tombolini, che ha svolto l’autopsia, e gli esperti del Ris dei carabinieri per affrontare anche questo mistero. C’è stata o no violenza sessuale? La mutilazione sarà stata fatta dal carnefice nel tentativo di eliminarne le tracce? Tanti quesiti e ancora niente risposte.