Gentiloni: saremo severi E l’odio non ci dividerà
Ha lasciato la presentazione della lista +Europa venti minuti prima della fine dell’intervento di Emma Bonino ed è corso a Palazzo Chigi per seguire di persona quello che stava accadendo a Macerata. Poi ha incontrato il ministro dell’Interno Marco Minniti e si è sentito con il capo della polizia Franco Gabrielli. Ha anche telefonato al sindaco della città marchigiana Romano Carancini congratulandosi con lui per come si è rivolto ai suoi concittadini mentre in centro Luca Traini faceva il tiro al bersaglio con gli stranieri. Una mattinata concitata per il premier Paolo Gentiloni che nel pomeriggio ha detto: «Odio e violenza non riusciranno a dividerci. Delitti efferati e comportamenti criminali saranno perseguiti e puniti. Questa è la legge, questo è lo Stato». Poi l’appello: «Confido nel senso di responsabilità di tutte le forze politiche: comportamenti criminali non possono avere alcuna motivazione ideologica. I delinquenti sono delinquenti e lo Stato sarà particolarmente severo verso chiunque pensi di alimentare una spirale di violenza. Fermiamo questo rischio subito, insieme».
Parole che rispecchiano anche il pensiero del responsabile del Viminale che ha presieduto in prefettura a Macerata il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica. Minniti ha manifestato solidarietà a una città «colpita due volte da due eventi particolarmente drammatici», riferendosi anche alla tragica fine di Pamela Mastropietro. Per il ministro il raid di ieri è «inaccettabile perché in una democrazia non è consentito a nessuno farsi giustizia da solo, anche se in questo caso non c’è nulla che possa richiamare un’idea di giustizia. Su questo fronte lo Stato non transige: non è argomento di dibattito politico. Auspico una risposta ferma e unitaria».
Per Minniti poi quella di Traini è stata «un’iniziativa criminale, al momento di carattere individuale. Preparata e progettata», sebbene «non c’è niente che ci dica che possa esserci un riferimento a un background organizzativo. C’è un background personale di destra certamente, che si rifà al fascismo e al nazismo. Ricorda moltissimo un raid di rappresaglia, armata, del tutto casuale. Non c’è alcun rapporto fra quanto avvenuto e le persone ferite. A legare i feriti è solo il colore della pelle: è quindi un’evidente questione razziale».