Ora Berlusconi cerca gli indecisi «Capisco la vostra delusione»
Il leader pronto a riprendere la campagna. La competizione con la Lega
L’obiettivo dell’ultimo mese di campagna elettorale per Silvio Berlusconi è duplice: portare a votare il maggior numero di indecisi in odore di astensione, e far loro scegliere Forza Italia. Perché comunque vadano le elezioni — sia che il centrodestra abbia la maggioranza assoluta, sia che si debbano cercare intese in Parlamento — lui mira ad avere il coltello dalla parte del manico, gestendo la coalizione o comunque rimanendo al centro della scena.
Anche per questo il suo lavoro ad Arcore negli ultimi giorni, quelli in cui è stato costretto a uno stop forzato per la stanchezza e lo stress accumulato, si è concentrato sui messaggi da mandare in queste settimane decisive e su come veicolarli. Uno è quello tradizionale dei manifesti 4 per 4 che tra poco appariranno nelle città italiane con ben visibile il simbolo del partito sul quale apporre la croce per votare assieme anche il candidato all’uninominale, per non sbagliare. Un altro è quello che ha lanciato ieri in un’intervista a Studio Aperto: «Condivido la delusione e persino il disgusto di molti cittadini verso la politica e i politici di professione, che sono considerati incapaci e ladri dalla maggioranza degli italiani, ma la risposta non può essere quella di scegliere un male ancora peggiore».
Il leader azzurro ha un avversario sopra tutti, il M5S, che potrebbe attirare gli scontenti. Da qui il continuo affondo: «L’Italia oggi corre seriamente il rischio di cadere nelle mani del populismo, nelle mani dei pauperisti e dei giustizialisti a 5 Stelle», e non si deve permettere che «l’Italia venga distrutta da questi incapaci, incompetenti, irresponsabili». Come finirà? La fiducia che l’elettorato scelga il suo partito è tanta: «Cosa scriveranno i giornali il 5 marzo non so dirlo, ma quello che sogno è il titolo “Silvio trionfa ancora”» sorride Berlusconi, che da domani tornerà con frequenza in tivù.
E però resta alta la competizione all’interno del centrodestra, con un Matteo Salvini che a sua volta ai candidati leghisti riuniti a San Lazzaro di Savena, nel Bolognese, ha espresso chiaramente i suoi timori sul post-voto: «Dal 5 marzo si aprirà il mercato a Roma», è l’avvertimento accompagnato dalla raccomandazione ad essere «intransigenti nel dire che la Lega non tradisce», evitando di «parlare di beghe interne in pubblico» e a dedicarsi ad una campagna elettorale tutta sul territorio: «Fate meno riunioni di partito, mediamente è tempo perso, il mondo reale è fuori, è il mercato o il benzinaio» che vanno avvicinati con il «sorriso», a differenza di quanto fanno i candidati del Pd che «hanno diritto a essere incazzati perché prenderanno una bella “tranvata”». Insomma, come per l’alleato Berlusconi, la competizione interna alla coalizione è fortissima: «Non ci possiamo permettere di dire che ce l’abbiamo fatta, che siamo arrivati. A me di avere 130 parlamentari e non poter cambiare il Paese non frega niente. Mi interessa farne 131. Tutti dobbiamo lavorare per avere quell’uno in più».
L’Italia oggi corre seriamente il rischio di cadere nelle mani del populismo, nelle mani dei pauperisti e dei giustizialisti a 5 Stelle Cosa scriveranno i quotidiani dopo le elezioni del 5 marzo non so dirlo, ma quello che sogno è il titolo: «Silvio trionfa ancora»