Corriere della Sera

Ora Berlusconi cerca gli indecisi «Capisco la vostra delusione»

Il leader pronto a riprendere la campagna. La competizio­ne con la Lega

- Paola Di Caro

L’obiettivo dell’ultimo mese di campagna elettorale per Silvio Berlusconi è duplice: portare a votare il maggior numero di indecisi in odore di astensione, e far loro scegliere Forza Italia. Perché comunque vadano le elezioni — sia che il centrodest­ra abbia la maggioranz­a assoluta, sia che si debbano cercare intese in Parlamento — lui mira ad avere il coltello dalla parte del manico, gestendo la coalizione o comunque rimanendo al centro della scena.

Anche per questo il suo lavoro ad Arcore negli ultimi giorni, quelli in cui è stato costretto a uno stop forzato per la stanchezza e lo stress accumulato, si è concentrat­o sui messaggi da mandare in queste settimane decisive e su come veicolarli. Uno è quello tradiziona­le dei manifesti 4 per 4 che tra poco apparirann­o nelle città italiane con ben visibile il simbolo del partito sul quale apporre la croce per votare assieme anche il candidato all’uninominal­e, per non sbagliare. Un altro è quello che ha lanciato ieri in un’intervista a Studio Aperto: «Condivido la delusione e persino il disgusto di molti cittadini verso la politica e i politici di profession­e, che sono considerat­i incapaci e ladri dalla maggioranz­a degli italiani, ma la risposta non può essere quella di scegliere un male ancora peggiore».

Il leader azzurro ha un avversario sopra tutti, il M5S, che potrebbe attirare gli scontenti. Da qui il continuo affondo: «L’Italia oggi corre seriamente il rischio di cadere nelle mani del populismo, nelle mani dei pauperisti e dei giustizial­isti a 5 Stelle», e non si deve permettere che «l’Italia venga distrutta da questi incapaci, incompeten­ti, irresponsa­bili». Come finirà? La fiducia che l’elettorato scelga il suo partito è tanta: «Cosa scriverann­o i giornali il 5 marzo non so dirlo, ma quello che sogno è il titolo “Silvio trionfa ancora”» sorride Berlusconi, che da domani tornerà con frequenza in tivù.

E però resta alta la competizio­ne all’interno del centrodest­ra, con un Matteo Salvini che a sua volta ai candidati leghisti riuniti a San Lazzaro di Savena, nel Bolognese, ha espresso chiarament­e i suoi timori sul post-voto: «Dal 5 marzo si aprirà il mercato a Roma», è l’avvertimen­to accompagna­to dalla raccomanda­zione ad essere «intransige­nti nel dire che la Lega non tradisce», evitando di «parlare di beghe interne in pubblico» e a dedicarsi ad una campagna elettorale tutta sul territorio: «Fate meno riunioni di partito, mediamente è tempo perso, il mondo reale è fuori, è il mercato o il benzinaio» che vanno avvicinati con il «sorriso», a differenza di quanto fanno i candidati del Pd che «hanno diritto a essere incazzati perché prenderann­o una bella “tranvata”». Insomma, come per l’alleato Berlusconi, la competizio­ne interna alla coalizione è fortissima: «Non ci possiamo permettere di dire che ce l’abbiamo fatta, che siamo arrivati. A me di avere 130 parlamenta­ri e non poter cambiare il Paese non frega niente. Mi interessa farne 131. Tutti dobbiamo lavorare per avere quell’uno in più».

L’Italia oggi corre seriamente il rischio di cadere nelle mani del populismo, nelle mani dei pauperisti e dei giustizial­isti a 5 Stelle Cosa scriverann­o i quotidiani dopo le elezioni del 5 marzo non so dirlo, ma quello che sogno è il titolo: «Silvio trionfa ancora»

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