Ritorno al lavoro possibile anche dopo disagi psichici
L’esperienza della Onlus Itaca, che aiuta nel ricollocamento
Le malattie mentali interrompono il percorso di vita. In molti casi, manifestandosi in individui giovani, li costringono a lasciare gli studi, spesso causano la perdita del lavoro.
Sono parole di Beatrice Bergamasco, tra i fondatori di Progetto Itaca, onlus nata Milano 19 anni fa per iniziativa di un gruppo di persone che hanno vissuto da vicino o loro stesse l’esperienza di una patologia psichiatrica.
Gli intenti: informare, prevenire, riabilitare. Oggi, oltre alla sede milanese (in via Volta 7/A) che conta 140 volontari attivi, la onlus è presente in altre 10 città.
Fiori all’occhiello di Progetto Itaca sono la Clubhouse per il recupero dell’autonomia socio-lavorativa (un modello consolidato, importato dagli Usa; 6 i Club Itaca in Italia, 320 quelli di altre organizzazioni in 32 Paesi del mondo) e il progetto Job Station (nato dalla collaborazione con Fondazione Italiana Accenture) per l’inserimento o il reinserimento nel mondo del lavoro di chi è stato colpito da una malattia psichica.
«La Clubhouse — spiega Bergamasco — aperta tutti i giorni dalla 9 alle 17, offre l’opportunità, a chi ha preso coscienza della malattia e sta un po’ meglio grazie alle cure appropriate, di ritrovare le proprie capacità. Chi ne fa parte, volontariamente e gratuitamente, è socio, non paziente, perché le terapie sono compito delle strutture sanitarie e degli specialisti, con i quali la onlus si relaziona. Noi, in parallelo, valorizziamo la “parte sana” che ogni persona, per quanto grave sia la sua patologia, conserva sempre. Nessun componente del nostro staff è un professionista della salute mentale. Pochi i requisiti richiesti per diventare socio: avere tra 20 e 40 anni e una storia di malattia grave invalidante, non essere dedito ad alcol e droghe, non essere pericoloso per la comunità». Attualmente sono 187 i soci del Club a Milano, 15 i nuovi ingressi nel 2017, da 20-30 i presenti giornalmenne, te, 5 i membri dello staff.
Ogni giorno, nella riunione del mattino, ciascun socio sceglie liberamente a quale delle attività proposte vuole dedicarsi: segreteria, cucina e manutenzione, formazione, giardinaggio, comunicazio- lavoro. Chi si occuperà dell’accoglienza, chi della redazione del giornalino, chi delle piante del terrazzo, chi del pranzo.
E per coloro che aspirano a trovare o ritrovare un’occupazione professionale esterna c’è Job Station, progetto di lavoro a distanza: nei locali della Clubhouse alcuni soci, affiancati da tutor, lavorano ai computer (inserimento dati, statistiche, ricerche) per aziende private e pubbliche.
In 12 anni di accompagnamento al lavoro, Club Itaca di Milano ha visto attivare per i suoi soci 168 contratti presso 86 aziende (tra queste Accenture, Gruppo Humanitas, Unicredit, Ikea, Vodafone).
Stage, tirocini, contratti a tempo determinato e indeterminato le forme adottate, secondo le norme vigenti (caposaldo la legge 68 del 1999 per l’inserimento al lavoro delle persone disabili, con le successive modifiche). Nel 2017 i nuovi contratti sono stati 16, perlopiù in Job Station, 2 gli insuccessi; 4 i soci che hanno visto il loro «tempo determinato» trasformarsi in un contratto a tempo indeterminato.
Grazie alle modalità e alla presenza di tutor che formano, aiutano e se necessario suppliscono, come sottolinea Beatrice Bergamasco, Job Station si è dimostrata un’iniziativa efficace sia per coloro che, colpiti da malattia mentale, vogliano affermare la propria dignità anche attraverso lavoro, sia per le aziende che vi aderiscono. I primi possono recuperare ed esprimere il loro potenziale supportati e facilitati nei rapporti con le aziende; queste possono raggiungere le quote delle cosiddette «assunzioni obbligatorie» con maggiore tranquillità, superando eventuali timori e pregiudizi.