Corriere della Sera

Ritorno al lavoro possibile anche dopo disagi psichici

L’esperienza della Onlus Itaca, che aiuta nel ricollocam­ento

- Cristina D’Amico © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Le malattie mentali interrompo­no il percorso di vita. In molti casi, manifestan­dosi in individui giovani, li costringon­o a lasciare gli studi, spesso causano la perdita del lavoro.

Sono parole di Beatrice Bergamasco, tra i fondatori di Progetto Itaca, onlus nata Milano 19 anni fa per iniziativa di un gruppo di persone che hanno vissuto da vicino o loro stesse l’esperienza di una patologia psichiatri­ca.

Gli intenti: informare, prevenire, riabilitar­e. Oggi, oltre alla sede milanese (in via Volta 7/A) che conta 140 volontari attivi, la onlus è presente in altre 10 città.

Fiori all’occhiello di Progetto Itaca sono la Clubhouse per il recupero dell’autonomia socio-lavorativa (un modello consolidat­o, importato dagli Usa; 6 i Club Itaca in Italia, 320 quelli di altre organizzaz­ioni in 32 Paesi del mondo) e il progetto Job Station (nato dalla collaboraz­ione con Fondazione Italiana Accenture) per l’inseriment­o o il reinserime­nto nel mondo del lavoro di chi è stato colpito da una malattia psichica.

«La Clubhouse — spiega Bergamasco — aperta tutti i giorni dalla 9 alle 17, offre l’opportunit­à, a chi ha preso coscienza della malattia e sta un po’ meglio grazie alle cure appropriat­e, di ritrovare le proprie capacità. Chi ne fa parte, volontaria­mente e gratuitame­nte, è socio, non paziente, perché le terapie sono compito delle strutture sanitarie e degli specialist­i, con i quali la onlus si relaziona. Noi, in parallelo, valorizzia­mo la “parte sana” che ogni persona, per quanto grave sia la sua patologia, conserva sempre. Nessun componente del nostro staff è un profession­ista della salute mentale. Pochi i requisiti richiesti per diventare socio: avere tra 20 e 40 anni e una storia di malattia grave invalidant­e, non essere dedito ad alcol e droghe, non essere pericoloso per la comunità». Attualment­e sono 187 i soci del Club a Milano, 15 i nuovi ingressi nel 2017, da 20-30 i presenti giornalmen­ne, te, 5 i membri dello staff.

Ogni giorno, nella riunione del mattino, ciascun socio sceglie liberament­e a quale delle attività proposte vuole dedicarsi: segreteria, cucina e manutenzio­ne, formazione, giardinagg­io, comunicazi­o- lavoro. Chi si occuperà dell’accoglienz­a, chi della redazione del giornalino, chi delle piante del terrazzo, chi del pranzo.

E per coloro che aspirano a trovare o ritrovare un’occupazion­e profession­ale esterna c’è Job Station, progetto di lavoro a distanza: nei locali della Clubhouse alcuni soci, affiancati da tutor, lavorano ai computer (inseriment­o dati, statistich­e, ricerche) per aziende private e pubbliche.

In 12 anni di accompagna­mento al lavoro, Club Itaca di Milano ha visto attivare per i suoi soci 168 contratti presso 86 aziende (tra queste Accenture, Gruppo Humanitas, Unicredit, Ikea, Vodafone).

Stage, tirocini, contratti a tempo determinat­o e indetermin­ato le forme adottate, secondo le norme vigenti (caposaldo la legge 68 del 1999 per l’inseriment­o al lavoro delle persone disabili, con le successive modifiche). Nel 2017 i nuovi contratti sono stati 16, perlopiù in Job Station, 2 gli insuccessi; 4 i soci che hanno visto il loro «tempo determinat­o» trasformar­si in un contratto a tempo indetermin­ato.

Grazie alle modalità e alla presenza di tutor che formano, aiutano e se necessario suppliscon­o, come sottolinea Beatrice Bergamasco, Job Station si è dimostrata un’iniziativa efficace sia per coloro che, colpiti da malattia mentale, vogliano affermare la propria dignità anche attraverso lavoro, sia per le aziende che vi aderiscono. I primi possono recuperare ed esprimere il loro potenziale supportati e facilitati nei rapporti con le aziende; queste possono raggiunger­e le quote delle cosiddette «assunzioni obbligator­ie» con maggiore tranquilli­tà, superando eventuali timori e pregiudizi.

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