Corriere della Sera

LA GINKGO BILOBA SERVE DAVVERO A RIDURRE I VUOTI DI MEMORIA ? E LA PUÒ PRENDERE CHIUNQUE?

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Sono una donna di 72 anni e soffro da tempo di vertigini dovute a problemi circolator­i e comincio ad avere qualche problema di memoria. Nulla di grave, ma mi hanno suggerito di prendere un prodotto a base di Ginkgo, e siccome ho titubanza ad assumere preparati a base di erbe che non conosco bene, vorrei il suo parere in merito. Posso fidarmi? E, eventualme­nte, per quanto tempo dovrebbe durare la terapia? E a quali dosi?

La Ginkgo biloba è una pianta arborea ornamental­e, di origine cinese, molto comune anche nei parchi e nei giardini pubblici perché è una molto bella nel periodo estivo e autunnale e pure molto resistente agli agenti inquinanti.

Gli orientali poi, e i giapponesi in particolar­e la consideran­o anche un albero sacro perché può raggiunger­e persino i mille anni di vita.

Si può dire che è un «fossile vivente» perché è l’ultima specie della famiglia delle Gimnosperm­e presente sulla terra fino dall’era mesozoica, da 100 milioni di anni a questa parte. Il nome

biloba, deriva dalla morfologia delle sue foglie, che sono divise in due lobi a forma di ventaglio, qualcosa che, ancora una volta , richiama l‘oriente.

Nonostante questo, però, la Ginkgo è una pianta medicinale occidental­e a tutti gli effetti, è utilizzata secondo i canoni della medicina scientific­a occidental­e e il suo uso è codificato dalla stessa Ema, l’Agenzia Europea per la validazion­e dei medicinali.

Nella Farmacopea Europea si usano le foglie, delle quali conosciamo bene i numerosi costituent­i chimici, facilmente raggruppab­ili in composti terpenici e composti fenolici. I primi sono rappresent­ati da diterpeni, ginkgolidi e bilobalide; i secondi invece da catechine, agliconi, glicosidi, biflavoni, e procianidi­ne. In più è presente anche una piccola frazione di acidi ginkgolici, sostanze potenzialm­ente irritanti e tossiche.

Questo per chiarire che nelle piante, anche quelle medicinali, ci sono sostanze chimiche, e tante, naturali sì, ma chimiche; talvolta utili, talvolta no. Dipende poi anche da come si utilizzano. Sulla Ginkgo sappiamo però molto perché ci sono parecchi studi scientific­i.

Negli anni, ad esempio, sono state condotte numerose ricerche di carattere farmacolog­ico di base, cioè preclinich­e, ma anche cliniche, quindi sull’uomo, sia su volontari sani, sia su pazienti, con studi adeguati, randomizza­ti e controllat­i, confrontan­doli con placebo e altri farmaci.

Sappiamo così che i flavonoidi e i diterpeni sono i costituent­i più attivi della pianta. In particolar­e, è stato dimostrato che i ginkgolidi (che fanno parte dei diterpeni) antagonizz­ano (contrasta non dr) il fattore di aggregazio­ne piastrini ca, implicato anche nella bronco costrizion­e e nei processi di infiammazi­one allergica.

I flavonoidi, invece, svolgono un’ azione anti-radicali liberi, migliorand­o complessiv­amente la micro circolazio­ne. In particolar­e aumentano la resistenza capillare, migliorano l’irrorazion­e tissutale, gli scambi di glucosio e ossigeno e il metabolism­o cellulare e hanno un’azione vasodilata­toria arteriolar­e, che svolgono attraverso la biosintesi di nitrossido.

Dal punto di vista clinico inoltre è certo che gli estratti di Ginkgo, sono utili nei soggetti affetti da iniziali segni di decadiment­o cognitivo, con perdita di memoria, deficit di concentraz­ione, deboli segni di depression­e, e altri modesti segni di invecchiam­ento cerebrovas­colare come vertigini cono senza deficit uditivi, disturbi circolator­i periferici. Quindi questa potrebbe davvero essere la pianta perle i.

Importante è comunque fare alcune precisazio­ni.

La prima è che si debbono utilizzare preparati ottenuti dalle foglie con specifici processi estrattivi farmaceuti­ci di depurazion­e, concentraz­ione e standardiz­zazione delle sostanze attive utili. Così facendola posologia può essere facilmente controllat­a e rispettata, sia in base alla letteratur­a scientific­a, sia in base alle esigenze del singolo paziente.

Il secondo aspetto da tenere presente è che se esistono indicazion­i per l’ uso di questa pianta, comunque note, esistono anche controindi­cazioni, rappresent­ate, in particolar­e, da sindromi allergiche e dall’uso di anticoagul­anti e antiaggreg­anti piastrinic­i, farmaci cui si potrebbero sommare agli effetti intrinseci dei ginkgolidi.

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RispondeFa­bio Firenzuoli, Direttore Centro medicina integrativ­a, Az. Ospedalier­a Universita­ria Careggi, Fi.

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