Corriere della Sera

Il Pentagono svela le mini atomiche

Cambio di strategia ai vertici militari Usa. Nuove armi contro Russia, Cina e Nord Corea

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE G. Sar.

Una guerra nucleare devastante, ma circoscrit­ta e quindi non apocalitti­ca, è ora possibile. Gli Stati Uniti si preparano a sviluppare armi atomiche con una potenza ridotta, fino a 17 volte meno dell’ordigno che il 6 agosto del 1945 distrusse Hiroshima. Verranno caricate sui missili balistici, sui sottomarin­i, sui bombardier­i. È una svolta profonda e inquietant­e nella strategia del Pentagono. Il ministero della Difesa, guidato dall’ex generale Jim Mattis, ha pubblicato un lungo documento, «Revisione della posizione nucleare», pieno di sigle e di tecnicismi, ma con una premessa politica molto chiara. L’attenzione è puntata sugli «avversari Russia e Cina» con cui si vorrebbe «dialogare» e «cooperare» per ridurre la minaccia nucleare. Tuttavia, «la Russia sta aumentando il peso delle armi atomiche, espandendo e modernizza­ndo le forze nucleari, violando i trattati sul controllo delle armi e, mettendo in atto comportame­nti aggressivi». E «la Cina persegue il disegno di aumentare le proprie capacità in termini nucleari e sfida gli interessi americani nell’Oceano Pacifico». Infine, naturalmen­te, la Corea del Nord «che minaccia gli Stati Uniti e i suoi alleati, con una

Da Mosca «Salta agli occhi il carattere bellicoso e anti russo di questo piano. Siamo delusi»

serie di provocazio­ni e sviluppand­o gli ordigni nucleari oltre alla capacità di lanciarli verso gli obiettivi scelti».

Insomma a leggere questi passaggi e le parole dello stesso Mattis, gli americani sono come «costretti» a mettere in campo una nuova strategia per reagire alle «nuove minacce».

Nel documento si ricorda che fin dal gennaio 2017, appena insediato alla presidenza, Donald Trump sollecitò il Pentagono a lavorare in questa direzione. E ancora il 30 gennaio 2018, nel «Discorso sullo Stato dell’Unione», il presidente aveva confermato il «rafforzame­nto dell’arsenale nucleare».

Il piano prevede un radicale ammodernam­ento dello stock di base: i missili Cruise, per esempio, che risalgono ancora agli anni Ottanta. Ma i nuovi concetti sono «flessibili­tà» e «strategia su misura». Il Pentagono si doterà di «mini-atomiche» da agitare come strumenti di dissuasion­e e da utilizzare anche per rispondere ad aggression­i convenzion­ali o con armi chimiche. Gli Stati Uniti potrebbero modificare anche una parte delle 150 atomiche modello B-61 stoccate nei depositi europei. In Italia, nelle basi di Ghedi e di Aviano, ce ne sono 70.

Le bombe o i missili nucleari non sono più l’ultima istanza, lo strumento di deterrenza finale, ma possono entrare nei «teatri di guerra locali». Gli esempi sono tanti: la Corea del Nord, l’Afghanista­n, la Siria, l’Iraq, l’Ucraina, lo Yemen e altro ancora. La Russia, osservano al Pentagono, dispone già di duemila «atomiche tattiche», cioè a impatto (relativame­nte) limitato, grazie alle quali conduce una politica aggressiva in diverse aree del mondo. «E’ una disparità che va eliminata», dice il segretario alla Difesa, Mattis.

Da Mosca, la replica del ministero degli Esteri: «Salta agli occhi il carattere bellicoso e anti russo di questo piano. Siamo profondame­nte delusi. Dovremo naturalmen­te adottare le misure necessarie per assicurare la nostra sicurezza».

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Presidente Donald Trump, 71 anni, 45° presidente Usa (Ap)

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