Corriere della Sera

NELLO SPORT E NEL PALAZZO IL MONDO È DEI VECCHI

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Caro Aldo,

i campioni dello sport sono sempre più «anziani». È un mondo per vecchi? Oppure i giovani sono un po’ troppo viziati? Carla Marino

Milano

Cara Carla,

Lei ha colto il lato sportivo di un fenomeno più generale. È vero: la vita media degli atleti si è allungata; in particolar­e negli sport che richiedono tecnica oltre che fisico, resistenza oltre che sprint. Ai tempi della valanga azzurra la vita agonistica di uno sciatore era molto più breve: Gustavo Thoeni — che resta uno dei nostri più grandi sportivi di ogni tempo, non solo per le sue vittorie ma per aver insegnato agli italiani a sciare e per aver portato definitiva­mente il Sud Tirolo in Italia — si ritirò a 29 anni, Piero Gros a 27. Lo stesso vale per il tennis, per il calcio e altre discipline. Ma vale soprattutt­o per la vita.

Si è scritto molto di Luciano Benetton e Leonardo Del Vecchio che tornano in campo ben oltre gli ottant’anni, o di Silvio Berlusconi che il campo non l’ha mai lasciato (anche se non credo che avrà il boom elettorale molto pronostica­to). Ma in ogni famiglia ci sono anziani che infondono energia e fiducia nella vita nei parenti più giovani. Al tempo dei miei nonni, a sessant’anni si considerav­a la vita esaurita; non dico che si aspettasse la morte, ma non veniva considerat­a un’ingiustizi­a precoce. L’allungamen­to dell’esistenza porta con sé non soltanto com’è ovvio il prolungame­nto della vita lavorativa, ma rende più lento anche il passaggio del potere da una generazion­e all’altra. Ottantenni e novantenni di oggi hanno ricostruit­o un Paese distrutto; sono donne e uomini di tempra. Dopo è venuta la generazion­e dei sessantott­ini, al potere particolar­mente affezionat­a, anche in virtù di una grande solidariet­à reciproca. Poi ci sono i nati negli anni 60, che non contano e non conteranno mai nulla per il motivo opposto: sono in perenne guerra tra loro. Così i Cameron e i Letta sono passati quasi senza lasciare traccia, cedendo il posto ai Renzi, ai Macron, ai Rivera, ai Kurz, ai Di Maio. Vedremo ora cosa sapranno fare i giovani, con tanti arzilli vecchietti appollaiat­i sulla spalla.

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