Corriere della Sera

SUFFRAGETT­E

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Con questa parola venivano chiamate le donne che tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo si battevano per l’estensione del diritto di voto (suffragio). Questo venne riconosciu­to alle donne il 6 febbraio. Ma solo alle over 30 e a chi era proprietar­ia di casa

a un conflitto generazion­ale nel movimento femminista...

«Una ragazza mi aveva chiesto: “Dovremmo dire grazie o vaffanculo alle precedenti generazion­i di femministe?”. Io dico: tutte e due le cose. Il nostro femminismo è diverso, ma il mio istinto è di stare con le giovani generazion­i, perché la battaglia è nelle loro mani, bisogna ascoltare la voce di chi è al fronte più di chiunque altro. Ma comunque direi grazie alle precedenti generazion­i».

Che ruolo possono o debbono avere gli uomini nella liberazion­e femminile?

«Una delle principali ragioni per cui Emmeline divenne politicizz­ata fu il lavoro e il sostegno di suo marito: nella nostra famiglia gli uomini sono sempre stati coinvolti nelle campagne, noi non andremo da nessuna parte senza includere gli uomini. È possibile avere un modello di uomo mascolino che è anche un vero femminista, abbiamo già uomini femministi nella sfera pubblica, come il sindaco di Londra Sadiq Khan: loro rappresent­ano una alternativ­a per gli uomini».

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