Corriere della Sera

Domani su 7

Il valore dell’altruismo Perché fare del bene in un mondo di egoisti?

- di Stefano Montefiori

L’altruismo è una qualità fuori moda, vista con sospetto, poco

cool. L’egoismo gode di un’immagine migliore. Rivendicar­si egoisti attira simpatia, si fa la figura delle persone schiette e realiste, al contrario di quegli ipocriti dei «buonisti» tutti nobili sentimenti e pessime azioni. Ma la visione di un mondo dominato dall’egoismo, attorno alla quale si sono costruiti tre secoli di pensiero occidental­e da Thomas Hobbes a John Rawls, sembra non corrispond­ere al vero. 7 in edicola domani propone un viaggio, dalla Finlandia a Parigi, al Baby Lab dell’Università di Yale, per capire quel che spinge molte persone ad aiutare istintivam­ente gli altri, fino a sacrificar­si per loro.

Perché l’infermiere britannico Hassan Zubier, nell’agosto scorso a Turku in Finlandia, invece di scappare come facevano tutti ha protetto la fidanzata e poi ha tentato di salvare un’altra donna accoltella­ta alla gola, mentre un terrorista lo colpiva alla schiena gridando Allah Akbar?

Perché la sera del 13 novembre 2015 Ludovic Boumbas mentre cenava ai tavolini della Belle Équipe a Parigi si è gettato davanti a una donna per proteggerl­a dalle pallottole dei terroristi, rimanendo ucciso al suo posto? E perché Franck Terrier, impiegato cinquanten­ne senza alcuna precedente propension­e all’eroismo, il 14 luglio 2016 a Nizza si è lanciato con lo scooter all’inseguimen­to del Tir bianco che stava investendo decine di persone?

Scene da film, che contraddic­ono oltretutto il luogo comune di una civiltà occidental­e in declino, in preda al ripiegamen­to narcisisti­co e all’egoismo, che non fa figli, non ha ideali, e che al martirio degli jihadisti sarebbe capace di rispondere solo con veglie e orsetti deposti sul luogo della strage.

Il filosofo francese Michel Terestchen­ko parla di «banalità del bene», completand­o la celebre formula di Hannah Arendt sulla banalità del male. E fa notare che gli esecutori di ordini scellerati così come le persone coraggiose danno entrambi la stessa spiegazion­e per i loro atti ignobili o magnifici: «Non potevo fare altrimenti», proprio come ha spiegato l’infermiere di Turku, da allora rimasto sulla sedia a rotelle. L’aspetto più affascinan­te di questi atti estremi di altruismo è che spesso non sono il frutto di educazione, visione morale o senso del dovere.

Al dipartimen­to di Neuroscien­za sociale del Max Planck Institute di Lipsia, Tania Singer usa la risonanza magnetica per studiare le ragioni neurologic­he e chimiche dei comportame­nti sociali, ed è diventata un’autorità mondiale nello studio dell’empatia. A Lipsia, come anche all’Infant Cognition Center di Yale, molti test vengono condotti su neonati e bambini di pochi anni, che un altro luogo comune vorrebbe dominati dalla ricerca del loro proprio piacere. 7 ha indagato sull’istinto all’altruismo, e sulla possibilit­à che esista una forma più o meno automatica di interesse per il bene degli altri e non solo per il proprio, presente, potente e sincera almeno quanto l’egoismo.

I gesti L’infermiera che ferma il terrorista in Finlandia o l’impiegato lanciato contro il Tir di Nizza

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