Corriere della Sera

«Processi pilotati per soldi»

Quindici arresti. I pm: spiavano le procure, ai giudici anche viaggi a Dubai

- di Fiorenza Sarzanini

C’è una rete di toghe a libro paga che aggiustava­no i processi. A gestire il sistema un avvocato e un imprendito­re. Quindici gli arresti. Depistaggi­o anche nell’indagine che riguardava l’Eni.

Un giudice del Consiglio di Stato, un magistrato della Corte dei conti, un pubblico ministero di Siracusa, un ufficiale della Finanza, un alto funzionari­o del ministero dell’Economia: nella «rete» tessuta dall’avvocato Piero Amara e dall’imprendito­re Fabrizio Centofanti c’erano le giuste pedine per avere informazio­ni riservate sulle indagini in corso e soprattutt­o per «aggiustare» i processi. Personaggi di alto livello che sarebbero stati messi a «libro paga» per garantirsi decisioni favorevoli nel settore amministra­tivo e così avere la certezza di aggiudicar­si gli appalti pubblici, primi fra tutti quelli di Consip. Ma anche per «spiare» le inchieste, in particolar­e quella sulle tangenti dell’Eni avviata a Milano. Amara e Centofanti sono stati arrestati su richiesta delle procure di Roma e Messina. Ai domiciliar­i ci sono altre 13 persone, compreso Enzo Bigotti, l’imprendito­re amico di Denis Verdini e già finito nel fascicolo Consip proprio per aver ottenuto commesse milionarie.

I soldi a Malta

Per Riccardo Virgilio, presidente di sezione del Consiglio di Stato, i magistrati coordinati dall’aggiunto Paolo Ielo avevano chiesto l’arresto. Nell’ordinanza si spiega che «la misura non è necessaria perché è ormai in pensione», ma nei suoi confronti rimane l’accusa gravissima di aver «pilotato» ben 18 tra sentenze, ordinanze e decreti in modo da favorire le società di Amara e del suo socio Giuseppe Calafiore (sfuggito alla cattura visto che due giorni fa è partito per Dubai). Virgilio avrebbe anche annullato una decisione del Tar che escludeva un’azienda di Bigotti dalla gara per le «Buone scuole». L’appalto rientrava, secondo l’accusa, nella spartizion­e dei lavori assegnati da Consip decisa a tavolino tra le imprese partecipan­ti. In cambio il giudice avrebbe ottenuto il trasferime­nto di 750 mila euro che aveva depositato su un conto svizzero «in un veicolo societario maltese, la Investment Eleven limited messa a disposizio­ne da Amara». E secondo il gip «l’operazione ha rappresent­ato un’utilità concreta per Virgilio assicurand­ogli, da un lato, di non dover dichiarare al fisco italiano la somma di denaro detenuta in Svizzera e, dall’altro, di essere garantito nell’investimen­to effettuato».

La «soffiata»

Massimo Mantovani, dirigente dell’Eni ed ex responsabi­le dell’ufficio legale, è stato perquisito ieri perché «avrebbe agito con Amara per organizzar­e presunte manovre di depistaggi­o al fine di condiziona­re le inchieste milanesi EniNigeria ed Eni-Algeria». La Finanza è entrata anche a casa e nell’ufficio di Emanuele Barone Ricciardel­li, funzionari­o del ministero dell’Economia. In una intercetta­zione del 3 agosto scorso parla con Bigotti e lo avvisa «di segnalazio­ni della Guardia di finanza per turbativa d’asta nella gara Consip», e soprattutt­o «di accertamen­ti con le Procure». Le indagini del Nucleo Tributario di Roma sono effettivam­ente in pieno svolgiment­o e il dirigente promette di attivarsi. Scrive il giudice: «Nella stessa giornata Barone Ricciardel­li inoltrava alla procura di Roma, tramite mail certificat­a, una richiesta formale per conoscere l’esistenza di iscrizioni a carico di Bigotti nel registro degli indagati». Accertamen­ti in corso pure sulla ristruttur­azione di una casa che Luigi Della Volpe ha affittato a partire dal 2014 ad una società di Centofanti che a sua volta lo ha subaffitta­to ad Amara. Della Volpe sarebbe un ufficiale della Guardia di finanza ora ai servizi segreti, e il sospetto degli inquirenti è che il contratto sia stato utilizzato per l’emissione di false fatture.

L’ex assessore

È lungo l’elenco degli indagati e comprende altri giudici «a disposizio­ne». Uno è Nicola Russo, amico di Centofanti, che lavorava al Consiglio di Stato con Virgilio. Nel 2016 era componente della Commission­e tributaria di Roma e avrebbe favorito l’imprendito­re Stefano Ricucci in cambio di pranzi, viaggi e i favori di alcune ragazze. Cinque anni fa fu invece accusato di sfruttamen­to della prostituzi­one minorile. Il suo difensore è Amara. Verifiche sono state disposte sul consiglier­e Raffaele De Lipsis e sul giudice contabile Luigi Caruso, entrambi «avvisati» da Amara nel 2016 di essere «sotto intercetta­zione». Violazioni fiscali sono state invece contestate a Umberto Croppi, assessore alla Cultura quando sindaco di Roma era Gianni Alemanno. Croppi è presidente del Cda di Cosmec, azienda che fa capo a Centofanti. Secondo l’accusa avrebbe «evaso le imposte sui redditi e l’Iva per un totale di quasi 43 mila euro con fatture per operazioni inesistent­i».

I verdetti favorevoli Servivano ad aggiudicar­si gli appalti pubblici, quelli di Consip soprattutt­o

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1 L’avvocato Giuseppe Calafiore (a sinistra) incontra i pm Giancarlo Longo (al centro)e Maurizio Musco (destra) nell’ufficio di Longo
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(foto Ansa) 1 Il filmato Le immagini allegate all’ordinanza della procura di Messina 1 L’avvocato Giuseppe Calafiore (a sinistra) incontra i pm Giancarlo Longo (al centro)e Maurizio Musco (destra) nell’ufficio di Longo 2 Un altro giorno Longo, dopo una soffiata,...
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Il documento Sopra una delle pagine dell’ordinanza relativa al ruolo — secondo l’accusa — del giudice Riccardo Virgilio, ex presidente del Consiglio di Stato, e che ora risulta indagato per corruzione in atti giudiziari

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