«Mi vergogno di essere italiana Così è tortura»
«Non mendico privilegi ma dico che mio marito ha il diritto di curarsi, di essere assistito, di non morire in carcere. Questo provvedimento è ambiguo e ipocrita». Per Miranda Ratti, moglie di Marcello Dell’Utri, «se viene negato» il diritto alla salute «bisogna vergognarsi di essere italiani».
In realtà il provvedimento afferma che le cure sono compatibili con la detenzione.
«La terapia nei centri protetti proposti è una soluzione non percorribile per una persona affetta da una pluralità di patologie come è Marcello. Nei mesi scorsi ha riportato una setticemia per via di quei trattamenti in carcere. Questo provvedimento configura la tortura...». La decisione non l’ha depressa. Come reagirà?
«Non solo non sono depressa, mi sento furibonda. Non smetterò di combattere. Si tratta di una misura contraddittoria». Che vuol dire?
«Si ribadisce il principio del diritto alle cure senza dire come e dove».
Nel provvedimento si afferma la pericolosità di suo marito.
«È ridicolo e strumentale. Vogliamo solo andarci a curare non fuggire, non avremmo neppure il passaporto. Gli hanno pure riconosciuto declassamento al penitenziario di media sicurezza. Dico di più...». Dica.
«Provate a chiedere a 10 persone a campione che hanno lavorato con lui se è pericoloso. E sentite che vi diranno. Il provvedimento è anche ridicolo».