Quanto durerà la fibrillazione dei mercati finanziari?
Perché le Borse scendono se l’economia cresce?
La crescita economica è importante ma non è automaticamente sinonimo di buone performance dei listini azionari. I corsi di Borsa sono molto sensibili ai tassi di interesse (e al loro aumento), all’andamento degli utili aziendali e alle aspettative generali degli investitori. A provocare la forte correzione dei mercati azionari globali che si è realizzata in questi giorni è stato il timore di un aumento più forte del previsto dei tassi di interesse negli Stati Uniti, a seguito di un possibile risveglio dell’inflazione. Ma Usa ed Europa sono nella stessa situazione?
Il Pil sta crescendo a tassi superiori al 2% su entrambe le sponde dell’Atlantico e il Fondo monetario internazionale è ottimista sulla buona qualità della ripresa a livello globale. Le fasi del ciclo economico sono tuttavia un po’ diverse sulle due sponde dell’Atlantico. Negli Stati Uniti la ripresa è iniziata da più tempo e i tassi hanno ricominciato a salire dal dicembre 2015. Nell’eurozona il costo del denaro è ancora a zero e la politica del «Quantitative easing», acquisto di titoli da parte della Bce, continuerà fino a settembre di quest’anno, forse oltre. Quali scelte di portafoglio se i tassi salgono?
L’aumento dei tassi di interesse provoca effetti negativi sul valore dei titoli già emessi, che perdono valore soprattutto nel caso dei bond a lungo termine. Per questo quando i tassi aumentano gli investitori si spostano su bond a breve termine o su titoli con rendimento agganciato all’inflazione. Le Borse, da parte loro, subiscono la concorrenza del mercato obbligazionario che — sulle nuove emissioni — offre cedole più generose. Inoltre quando il costo del denaro aumenta i profitti aziendali tendono a diminuire. In genere i settori azionari più colpiti da un aumento dei tassi sono quelli più ciclici e le utilities, mentre comparti come l’alimentare o i farmaceutici sono più stabili. Che cosa cambia per le imprese e il lavoro?
Per adesso non ci sono segnali che l’aumento dei tassi di interesse negli Stati Uniti previsto per il 2018 (3, forse 4 rialzi) possa danneggiare la ripresa economica. Il livello assoluto dei tassi è ancora molto basso e difficilmente a fine anno supererà il 2,5% negli Usa. In Europa i tassi rimarranno bassi (in pratica a zero) ancora a lungo, ripete la Bce. Allo stato attuale, dunque, i fondamentali dell’economia — crescita e occupazione — non subiranno alcun impatto negativo.