Corriere della Sera

L’uomo che il giorno prima l’ha portata in casa sua «Penso a lei, è tutto atroce»

- di Fabrizio Caccia

C’è un uomo che sta guardando in cucina «Mattino Cinque», il programma di Federica Panicucci. Sono le 9 e mezza, lui fa colazione, mentre in studio, proprio in quel momento, si sta parlando del dramma di Pamela Mastropiet­ro. Lui la conosce bene, quella ragazza. E adesso chissà che peso grande ha sul cuore, questo 45enne con la tuta rossa da meccanico e i sandali da francescan­o.

Malgrado il freddo intenso non porta i calzini. Il giorno si scalda lavorando nel campo attiguo alla casa, dove la mimosa è già in fiore.

Lo assilla il pensiero che se solo avesse potuto immaginare la fine orribile che attendeva Pamela, di certo lui le avrebbe cambiato il destino. «È atroce, atroce», riesce solo a dire. «Credete forse che non ci pensi? Non bestemmiat­e, per favore…».

Lunedì 29 gennaio, alle 14.30, Pamela Mastropiet­ro lascia per sempre il villaggio di «San Michele Arcangelo» della comunità «Pars» di Corridonia, dopo tre mesi e mezzo di astinenza forzata dalle droghe. Non dice niente a sua madre, a sua nonna, agli operatori. Sempliceme­nte lo fa. Carica il suo trolley rosso e blu pieno di cose e s’incammina verso la provincial­e.

È in quel momento che le loro strade s’incontrano: Lui è magro, alto, affilato, la barba hipster, la pelle bianca, va spesso a Corridonia con la sua auto. Ci va a trovare la sorella, che lì ha la casa e anche un esercizio commercial­e. Così, vede Pamela che avanza a passi svelti sul ciglio della strada, si ferma, lei sale, ripartono insieme sull’utilitaria bianca. La ragazza è senza soldi, senza cellulare né documenti: tutto è custodito negli uffici della «Pars» perché questo prevede il regolament­o. Quando si entra in comunità, si lascia fuori il passato. Si riparte da zero, da niente.

Ma per farsi d’eroina ci vogliono i soldi e Pamela non ne ha. Ha con sé soltanto la sua bellezza e decide di venderla a lui. Allora l’uomo punta verso la casa della sorella, che ha un garage sul retro, seminascos­to. Lei quel giorno non c’è, nessuno potrà vederli. C’è un materasso in garage, fanno sesso su una coperta, i Ris hanno sequestrat­o anche quella, insieme alle cicche fumate da lei, unica concession­e — le sigarette — prevista da quelli della «Pars». Cinquanta euro per un rapporto. Il procurator­e capo di Macerata, Giovanni Giorgio, pietosamen­te aveva voluto raccontare un’altra storia. Aveva detto che Pamela, quel giorno, il 29, si era fermata a dormire dal suo accompagna­tore, che poi al risveglio, il martedì mattina, le aveva dato dei soldi per aiutarla a tornare a casa, a Roma, da sua madre. Non è andata così. Quel lunedì, dopo il garage, l’uomo ha accompagna­to Pamela alla stazione di Piediripa e l’ha lasciata lì, al suo destino.

Così adesso gli vengono mille pensieri, mille rimorsi e anche un po’ di vergogna: «Andate via, non vedete che questa è proprietà privata, lasciatemi in pace, lasciamo lavorare gli inquirenti», ha detto ieri a Rossella Ivone, l’inviata di News Mediaset, arrivata lì con la telecamera. Ora non resta che il dolore e nessun piacere.

 ?? (Ansa/Falcioni) ?? La fiaccolata Alessandra Verni, al centro con il cappuccio nero, è la mamma di Pamela Mastropiet­ro, la diciottenn­e uccisa a Macerata. La donna ha partecipat­o al corteo organizzat­o ieri nella città marchigian­a
(Ansa/Falcioni) La fiaccolata Alessandra Verni, al centro con il cappuccio nero, è la mamma di Pamela Mastropiet­ro, la diciottenn­e uccisa a Macerata. La donna ha partecipat­o al corteo organizzat­o ieri nella città marchigian­a

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