Corriere della Sera

Così l’immigrazio­ne detta il voto I nazionalis­ti pesano ma non vincono

Ricerca Ismu sulle urne in 4 Paesi: solo in Germania prevale il fronte pro migranti

- di Alessandra Coppola

Non è una particolar­ità italiana. Ognuno con i suoi toni e le sue polemiche, i Paesi europei che l’anno scorso sono andati al voto hanno discusso in campagna elettorale soprattutt­o di immigrazio­ne.

Lo osserva, tra gli altri, il politologo della Statale di Milano Nicola Pasini, che (con l’aiuto di Livia Ortensi, Marta Regalia e Pierre Georges Van Wolleghem) per conto della Fondazione Ismu ha passato in rassegna quattro recenti votazioni — in Olanda, Francia, Gran Bretagna e Germania — per concludere che se «i partiti o movimenti anti-immigrazio­ne non sono riusciti

In Europa In Olanda e Gran Bretagna la maggioranz­a è di chi chiede più «chiusura»

La frattura La polarizzaz­ione classica destra/sinistra superata da quella chiusura/apertura

a imporsi come forza di governo», tuttavia «hanno occupato la scena politica ottenendo un consenso significat­ivo». E condiziona­ndo anche le formazioni meno radicali. «Il tema dell’immigrazio­ne sta diventando sempre più centrale nell’agenda politica nazionale e spesso le elezioni si vincono o si perdono anche in funzione delle posizioni prese dai diversi partiti su questa issue fondamenta­le».

Per opportunis­mo, allora, ma anche perché dalla crisi dei rifugiati del 2015 la questione è in vetta alle preoccupaz­ioni degli europei — scavalcand­o pure crisi economica e disoccupaz­ione — tutte le forze in campo ne parlano. Lo studio, nelle differenze dei sistemi elettorali, prende in consideraz­ione nei quattro Paesi i principali partiti e li raggruppa in base ai proclami pro o contro gli stranieri.

Dai nazionalis­ti estremi come il Partito per la Libertà (Pvv) in Olanda, il Front National in Francia, l’Ukip britannico e l’Alternativ­a per la Germania; fino ai sostenitor­i dell’apertura (e dell’Ue, i due temi si tengono) sul modello dei laburisti e socialdemo­cratici; passando per gli «intermedi» cristiano-democratic­i.

A leggere i risultati, i partiti della «chiusura» (basta ingressi, meno Europa, e così via) non hanno vinto. Eppure in 2 casi su 4 hanno riportato la maggioranz­a relativa. Timida nel caso dell’Olanda (sommando la percentual­e del Pvv con quella di Libertà e Democrazia, su posizioni analoghe). Maggioranz­a importante per i contrari all’immigrazio­ne in Gran Bretagna contando l’Ukip assieme ai conservato­ri. Quota minoritari­a, ma decisament­e alta al primo turno delle presidenzi­ali in Francia (41,3 per cento aggiungend­o ai voti della frontista Marine Le Pen quelli del gollista François Fillon, meno estremo, ma comunque negativo). Sorprende la Germania, che dei quattro Paesi è il più interessat­o dai nuovi flussi, ci si sarebbe potuti aspettare un atteggiame­nto ostile diffuso. E invece gli estremisti di AfD hanno attirato molta attenzione, ma hanno riportato solo il 12,64 per cento: la grande maggioranz­a degli elettori ha seguito partiti «neutrali» come la Cdu di Angela Merkel, se non «favorevoli» all’immigrazio­ne come l’Spd, la Linke o i Grünen.

Guardare solo agli schieramen­ti, però, può essere fuorviante. I ricercator­i annotano che più che sulla classica polarizzaz­ione destra/sinistra, la scelta alle urne si è orientata lungo la frattura chiusura/ apertura, che attraversa le classi, ed è condiziona­ta dal genere, dal livello di istruzione, dall’impiego, dalle paure.

È in questa spaccatura che gli estremisti — con le loro «soluzioni semplicist­iche e seducenti a problemi complessi» — sono più bravi ad attingere consenso. Anche nei Paesi dell’Est Europa, per esempio, più di transito che di arrivo dei rifugiati, dove la retorica dell’«ondata» non dovrebbe attecchire. Anche negli Stati dove l’ immigrazio­ne è recente e per quanto rapida ancora contenuta, come l’Italia.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy