Maldive, paradiso perduto con l’esercito nelle strade Ma i turisti: tutto normale
Ex presidente e giudici arrestati tra i timori di un nuovo golpe Stato di emergenza, condanna della comunità internazionale
«La sfortuna è che scatta lo stato di emergenza alle Maldive quando io ci metto piede» ha sbottato ieri su Twitter Alessia, ventiduenne di Milano arrivata nel primo pomeriggio su una piccola isola di pescatori nell’atollo di Ari. Ma la sua apprensione si è sciolta subito. «Qui sembra tutto tranquillo, se non fosse arrivata l’allerta dall’Italia non ci saremmo accorte di nulla» racconta al Corriere qualche ora più tardi. La vacanza procede impertubata anche per Massimo Lucchese che si mostra su Instagram sorridente sul terrazzo del resort Shangri-La sull’isola di Villingili. «Le uniche notizie allarmanti sono quelle che leggo sulla stampa», dice via WhatsApp. Antonio Carascon, che guida un gruppo di sub romani, riferisce del fuori programma all’arrivo: «Domenica abbiamo sorvolato per un po’ la capitale, Male, e poi ci hanno dirottato su Colombo, in Sri Lanka. La polizia aveva chiuso l’aeroporto temporaneamente. Dopo un’ora e mezza, siamo tornati a Male e abbiamo iniziato la crociera. Qui ad Ari è tutto tranquillo».
Nelle spiagge dei turisti nessuna eco della tensione che pesa sulla capitale dell’arcipelago, dove da domenica vige lo stato di emergenza. Una misura estrema imposta dal presidente Abdulla Yameen che ha ingaggiato un braccio di ferro con la Corte costituzionale, da cui peraltro è già risultato vincitore. Yameen aveva sfidato l’ordine dei giudici supremi e si era rifiutato di rilasciare 9 dissidenti e reintegrare 12 deputati dell’opposizione. Ieri ha mandato l’esercito a occupare la Corte Suprema e ha fatto arrestare 2 dei suoi 5 giudici con l’accusa di tramare un colpo di Stato. In serata gli altri tre membri dell’Alto tribunale si sono arresi e hanno ritirato la sentenza.
In manette ieri è finito anche l’ex presidente — e fratellastro di Yameen — Maumoon Abdul Gayoom, accusato di corruzione e tentato golpe, in un anno in cui sono previste le elezioni presidenziali.
La sentenza dell’Alta corte accusava Yameen di aver influenzato i processi contro i leader dell’opposizione tra cui il suo predecessore ora in esilio Mohamed Nasheed, deposto nel 2012 da un colpo di Stato. Tre anni dopo è stato condannato con l’accusa di terrorismo a 13 anni di carcere: un verdetto ingiusto per la comunità internazionale, che gli ha garantito l’asilo politico nel Regno Unito. Ieri Nasheed su Twitter ha chiesto all’India di intervenire per garantire l’attuazione della decisione della Corte.
Il colpo di mano di Yameen ha portato in piazza sostenitori dell’opposizione a Male e nell’isola di Maafushi. Secondo gli osservatori internazionali, il rischio dittatura è alto nel Paese islamico. Molti governi, tra cui l’Italia, hanno espresso parole di condanna. «Ci aspettiamo dalle autorità delle Maldive che rispettino le decisioni della Corte Suprema», ha osservato il ministro degli Esteri Angelino Alfano. La Farnesina, intanto sconsiglia i viaggi non strettamente necessari verso la capitale e nell’isola di Maafishi.