Corriere della Sera

I re dei bitcoin sbarcano a Portorico E fondano la prima cripto-città

Utopisti americani (che non vogliono pagare le tasse) nell’isola colpita dall’uragano

- di Massimo Gaggi

Da zero «Serviva un posto dove ricomincia­re da zero, come qui: l’uragano ha spazzato via tutto»

Un gruppo di ricchi NEW YORK signori (decine di milionari e qualche miliardari­o in dollari) che, sbarcati a Portorico, hanno occupato per intero un vecchio hotel sulle colline di San Juan. Durante il giorno vanno in giro su un bus a caccia di immobili e terreni da acquistare nell’isola devastata pochi mesi fa dagli uragani. Barbe lunghe, tenuta da Indiana Jones, qualche problema igienico (l’acqua corrente è ancora una rarità), più che investitor­i sembrano una banda di avventurie­ri eccentrici e un po’ stralunati (e forse lo sono).

Ma questa tribù di ricchi, soprattutt­o california­ni, che hanno guadagnato una fortuna con i bitcoin e le altre criptovalu­te e sognano di fondare in mezzo ai Caraibi la prima criptocitt­à autogestit­a sono degli utopisti di tipo un po’ particolar­e. E non solo perché hanno miliardi da spendere: sono visionari che tentano un esperiment­o urbanistic­o basato sulla filosofia del decentrame­nto totale e dell’abolizione di ogni autorità che è alla base della blockchain, la tecnologia di certificaz­ione sulla quale si reggono i bitcoin.

Sognatori sì, ma attenti al portafogli­o: diventati immensamen­te ricchi all’improvviso, non vogliono pagare le tasse. Si sono guardati in giro e hanno trovato in Portorico la destinazio­ne perfetta, anche se inizialmen­te un po’ disagiata: la povera isola caraibica associata agli Stati Uniti (ma senza i pieni diritti di cittadinan­za), tenta da anni di attirare investimen­ti esteri concedendo a chi arriva l’esenzione totale dalle tasse sui redditi e sui capital gain più altre facilitazi­oni fiscali per 18 anni per chi assume almeno tre portorican­i pagandoli anche pochi dollari al giorno.

Sforzi vani, sembrava, dopo l’uragano Maria che il 20 settembre scorso ha desertific­ato mezza isola lasciandol­a senza acqua nè elettricit­à. E invece a dicembre i criptoutop­isti hanno cominciato ad arrivare a ondate. Tutto è nato da due nativi dell’isola, i computer scientist Guillermo Aviles e Fabian Velez, e da Paul McNeal, americano della Virginia: prima hanno pensato di soccorrere Portorico coi droni, poi hanno fondato TokenCoin, una non profit per aiutare la popolazion­e con le criptovalu­te.

Chiamati all’appello, questi nuovi ricchi ci hanno messo poco a capire che l’isola offriva un’occasione unica, come ha spiegato al New York Times, andato a controllar­e in loco, uno di loro, Stephen Morris: «Non è solo che non ci piace pagare le tasse. Portorico consente soprattutt­o di costruire qualcosa di totalmente nuovo. Puoi farlo solo dove si ricomincia da zero. Come qui: l’uragano ha spazzato via tutto».

La guida di questa pattuglia di criptocolo­nizzatori che comprende, tra gli altri, anche il fondatore di CNET Halsey Minor e quello di Lottery.com Matt Clemenson, è guidata da Brock Pierce, direttore della Bitcoin Foundation e fondatore di BlockOne: la start-up che emette la criptomone­ta EOS (la valuta oggi in circolazio­ne vale circa 6 miliardi). Personaggi­o controvers­o (è stato denunciato per frode) sull’isola Pierce si muove come un santone. Ma poi, finiti i riti pagani tra gli alberi, si discute se acquistare la sterminata area della vecchia stazione navale Roosevelt Roads che comprende due istallazio­ni portuali e un aeroporto o se costruire la nuova città in un terreno vergine all’interno.

Magari finirà tutto nel nulla: quando hanno annunciato il loro progetto chiamandol­o Puertopia, i criptomili­onari si sono sentiti chiedere se stavano costruendo un luna park. Così la criptocitt­à è stata subito ribattezza­ta Sol.

Ma le autorità dell’isola prendono la cosa sul serio, sperano che porti sviluppo economico. Tra un mese il governator­e parteciper­à a Puerto Crypto, una conferenza sulla blockchain organizzat­a dai nuovi arrivati. Che faticano a superare la diffidenza dei locali: alcuni sperano che arrivino soldi e lavoro, ma altri notano che mentre i portorican­i pagano le tasse e faticano per ottenere ogni autorizzaz­ione, i nuovi arrivati non versano nulla e hanno pure corsie preferenzi­ali.

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 ??  ?? Come Indiana Jones Brock Pierce, direttore della Bitcoin Foundation e fondatore di BlockOne, la start-up che emette la criptomone­ta EOS (foto Erika P. Rodriguez/The New York Times/Contrasto)
Come Indiana Jones Brock Pierce, direttore della Bitcoin Foundation e fondatore di BlockOne, la start-up che emette la criptomone­ta EOS (foto Erika P. Rodriguez/The New York Times/Contrasto)

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