Corriere della Sera

Tutti i braccialet­ti d’Italia

Pony express, dipendenti Asl, magazzinie­ri di supermarke­t I lavoratori con i chip addosso

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di Antonella Baccaro il progetto. Qualcosa di simile è in funzione oggi nei centri di bricolage Leroy Merlin.

Di fatto qualsiasi sistema che immette il lavoratore in una rete può essere utilizzato per controllar­lo. Un esempio? Se si ordina cibo in una catena come JustEat o Glovo, si riceve un messaggio che avvisa quando il vettore ha prelevato il cibo e quando si avvicina al nostro domicilio. Un servizio reso possibile da un geolocaliz­zatore che, volendo, potrebbe essere usato per controllar­e chi lavora. «Nei call

center — spiegano dalla Cgil — è facile verificare i tempi di risposta, le pause tra una chiamata e l’altra, il minutaggio dedicato al cliente».

E ancora: in alcune catene di boutique è stato installato un contaperso­ne che offre la possibilit­à di controllar­e quanti acquisti si realizzano rispetto alla clientela entrata nel negozio. Anche nelle Asl è quasi diventata consuetudi­ne

Fast food, trasporti, supermerca­ti, ROMA call center, Asl, aziende metalmecca­niche. Mentre ancora si discute sull’introduzio­ne dei «braccialet­ti elettronic­i» di Amazon, nel nostro Paese di fatto il controllo a distanza della produttivi­tà dei dipendenti è già realtà. Sembrano superati i tempi in cui, cinque anni fa, la sperimenta­zione di un microchip addosso a baristi e cassieri di un’area di servizio My Chef faceva insorgere i sindacati. I motivi di sicurezza non convinsero nessuno. Così come, tre anni fa, tramontò l’idea venuta a una catena di Bricolage, la Obi, di dotare il personale di braccialet­ti cercaperso­ne che emettevano una vibrazione ogni volta che un cliente chiedeva assistenza. «Nessun controllo a distanza dei dipendenti», protestò l’azienda che però ritirò inserire un microchip nelle divise, in grado di tracciare ogni movimento. E di certo questo è lo scopo per cui l’attività degli autisti degli autobus Mom di Treviso sarà presto monitorata da controllor­i elettronic­i che rileverann­o anche le infrazioni oltre che il consumo del carburante.

I supermerca­ti sono parecchio avanti. Spiega per l’Usb, Francesco Iacovone, responsabi­le Commercio: «Tra le tante applicazio­ni c’è quella che verifica quanti prodotti il cassiere batte al minuto». Il

Corriere Veneto ha documentat­o l’uso in alcuni supermerca­ti, da Despar a Pam, a Arca, di auricolari, collegati con il computer, attraverso cui il magazzinie­re riceve gli ordini da preparare. Alla fine di ogni ordine parte automatica­mente il successivo. Il sistema agevola il lavoro di ricerca. Ma le tecnologie non sono neutre: secondo il sindacato questa serve a controllar­e a distanza i lavoratori. Si chiama pick to

voice, una delle aziende che lo produce, la Dematic, lo pubblicizz­a così: «I ritardi provocati dalle interruzio­ni dell’operatore durante il prelievo degli articoli per immettere i dati in un dispositiv­o sono oramai appartenen­ti al passato».

Amazon per ora non ha confermato il progetto di dotare i packers, cioè gli impacchett­atori, del famigerato braccialet­to. Ma ormai da tempo ha fatto altro: ha sostituito l’attività dei pickers, cioè coloro che scarpinava­no per chilometri per prelevare i pacchi dagli scaffali e portarli ai

packers, con dei robot.

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(Italy Photo Press) Commercio Un centro di distribuzi­one di Amazon: fondata nel 1994 da Jeff Bezos, ha oltre 340 mila dipendenti

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