Arup, lo studio senza capi dove si fa «architettura totale»
«Una singola freccia si rompe facilmente, ma non dieci frecce tenute assieme». Questo antico proverbio giapponese sintetizza molto bene quella che è la filosofia di Arup (società di progettazione e consulenza nell’ambito del costruito).
Il lavoro di squadra per Arup è alla base dei principi formulati dal suo fondatore oltre settant’anni fa. È infatti nel 1946, a Londra, che l’ingegnere inglese Ove Arup fonda la società di «progetti innovativi delle strutture» che ora è diventata una società indipendente che si occupa di «Total Architecture». E che ha scelto di abbracciare a tutto tondo il mondo delle costruzioni e le discipline che sono coinvolte nel progetto: dall’architettura all’ingegneria e comprende l’ingegneria ambientale, le infrastrutture, l’urbanistica, il design, la pianificazione e l’organizzazione di cantiere. «Non è stato il desiderio di espanderci che ci ha portato a questa posizione, ma creare un valore aggiunto e la ricerca della qualità dell’operato. Con il termine “Total Architecture “, infatti, aspiriamo all’eccellenza e alla totalità artistica attraverso un design tecnologicamente avanzato, economico e sensibile alle esigenze ambientali e umane. Obiettivi a cui tendiamo quotidianamente grazie a un team multidisciplinare ben organizzato» spiega Mauro Oliveri amministratore delegato di Arup Italia.
Più che uno studio di progettazione il gruppo può essere definito una «fabbrica al servizio dell’edilizia» con sedi, oltre che in Europa, in America, Australia e nell’Est asiatico. Collaborano con le grandi firme dell’architettura (archistar), ma operano anche con clienti privati che li coinvolgono direttamente nel progetto. Una realtà che impiega 14 mila persone con una crescita organica. «Non siamo una società quotata in Borsa — racconta Oliveri — ma un gruppo autonomo di proprietà di tutti i dipendenti senza azionisti esterni né di maggioranza. Gli utili vengono destinati a charity, ricerca sviluppo e innovazione e a tutti i dipendenti in modo ugualitario. È la struttura trust, formula molto usata nei Paesi anglosassoni di cui fanno parte tutte le nostre sedi. Da noi ogni membro viene trattato come un anello in una catena di comando dove la serenità di ogni essere umano è la preoccupazione di ognuno».
Un’azienda dove si vive felici e contenti? «Questo è il nostro obiettivo — sostiene l’amministratore delegato — innanzitutto cerchiamo di rendere l’ambiente e le condizioni di lavoro il più piacevoli possibile, in secondo luogo, alla base dei nostri principi c’è l’atteggiamento umanitario». Concetti applicati in tutte le loro sedi, anche a Milano, ufficio aperto nel 2001, in un palazzo storico del centro. Già dalla distribuzione dello spazio (lo studio si sviluppa su un unico piano di circa 1.200 metri quadrati) si percepisce la filosofia del gruppo che mette il valore umano al centro e fa sua la frase dello scrittore statunitense Stephen Covey, secondo cui «il lavoro di gruppo aiuta gli individui a condividere il proprio talento, trasformandoli in risorse essenziali pronte a garantire benefici reciproci».
I concetti pronunciati da Over Arup nel suo discorso a un incontro a Winchester con i suoi partner nel 1970 sono ancora validi, ma soprattutto sono stati applicati.