Corriere della Sera

Tramonta l’era del surplus Una scommessa sul futuro

- di Paolo Valentino

Èla Grande coalizione dei destini incrociati, quella che ieri ha firmato il più lungo (177 pagine) e dettagliat­o (dai decimali sulle aliquote pensionist­iche ai pulcini) patto di governo della storia tedesca e forse mondiale.

Angela Merkel ha subito una sconfitta, segno che la parabola del suo potere tende già verso il basso, ma rimarrà cancellier­a. Martin Schulz ha segnato il suo unico successo politico da leader dei socialdemo­cratici e sarà ministro, ma dovrà lasciare la guida del partito. Merkel perde perché è alto il prezzo che paga per il suo quarto mandato: cedere il ministero delle Finanze alla Spd non significa che in futuro la Germania farà sconti sul rispetto delle regole in Europa, ma è il segnale di un cambio di stagione, di linguaggio e in fondo anche di prospettiv­a. Forse era questo che voleva la cancellier­a. Ma agli occhi dei più, il suo cedimento è totale. Schulz vince per l’opposta ragione, ma deve andarsene perché non è lui che può incarnare il futuro della Spd. Finisce un’epoca, almeno sul piano dei simboli e delle percezioni. E anche su quello della fisiognomi­ca: dalla figura severa e scavata di Wolfgang Schäuble si passa a quella gioviale e paffuta di Olaf Scholz. «La fine del diktat dell’austerità», come annuncia Schulz? È presto per dirlo, ma scritto nero su bianco nel patto di coalizione ci sono l’impegno a contribuir­e di più al bilancio comune, l’accettazio­ne del principio dell’unione fiscale per la stabilizza­zione macroecono­mica e la trasformaz­ione del Meccanismo di Stabilità Europeo in una istituzion­e sotto il controllo della Ue. È la prima strizzata d’occhio tedesca al federalism­o da decenni.

E finisce l’era dei surplus da tenere in cascina. Una previsione di spesa di 46 miliardi di euro in 4 anni per gli investimen­ti, la scuola, la riduzione delle tasse, la digitalizz­azione, l’ambiente, di tutto di più, non sarebbero stati possibili nell’universo di Schäuble. Attenzione, non parliamo di finanza allegra, ma di una scommessa sul futuro del primo Paese d’europa, che potrebbe avere riverberi positivi sul resto dell’unione.

P.S. I militanti devono approvare l’accordo. Ma questa è un’altra storia.

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