Corriere della Sera

«Ora dobbiamo correggere gli errori fatti sui migranti»

- Luigi Offeddu

«Icompromes­si non sono mai facili. E neanche questo sulla grande coalizione lo è stato. Ma ora, nel nuovo governo, tutti avranno la possibilit­à di fare la propria parte. E anche di correggere gli errori passati, secondo quanto ci ha fatto capire la gente alle ultime elezioni».

Per esempio?

«Per esempio, il problema verificato­si nel 2015, quando vi fu un flusso incontroll­ato di migranti».

Manfred Weber, bavarese, è il presidente del Gruppo del Partito popolare europeo all’europarlam­ento, e in quell’aula è considerat­o da sempre il portavoce ufficioso di Angela Merkel. Quella stessa Merkel che, nel 2015, sedeva nell’altra coalizione che aprì le porte ai migranti... «Adesso non guardiamo al passato, ma al futuro. Nel nuovo governo, il ministro degli Interni che verrà dalla Csu (l’unione cristiano-sociale di centrodest­ra, ndr) avrà la possibilit­à di trovare una soluzione giusta anche al problema migratorio. Anche per questo il compromess­o raggiunto in queste ore a Berlino non è negativo, anzi».

Ci sono altri temi su cui i tedeschi vi hanno chiesto una risposta con le ultime elezioni?

«Sì, soprattutt­o quello della giustizia sociale, delle pensioni, delle case. Spendiamo già molto per questi obiettivi. Ma bisogna fare di più. Oggi affittare un appartamen­to a Berlino o a Monaco è assai caro, e per una famiglia normale può essere difficile. In questo campo possiamo ancora fare molto».

Uno degli ostacoli maggiori, durante gli ultimi negoziati, sarebbe stata la contesa sul mercato del lavoro: il centrosini­stra schierato in difesa dei contratti a tempo indetermin­ato, il centrodest­ra sul fronte opposto. È stato davvero così?

«Non direi che questo sia stato un tema dominante, almeno pubblicame­nte. Alla fine si è trovata comunque una composizio­ne fra un approccio liberista, che lascia abbastanza flessibili­tà agli imprendito­ri, e un altro più concentrat­o, per esempio, sulla difesa dell’occupazion­e giovanile».

E per l’europa nel suo insieme, che significat­o può avere l’accordo di Berlino?

«È un segnale di stabilità che vale anche per le altre grandi capitali, Roma o Madrid o Parigi. Tutta l’ue ha bisogno di governi stabili. Abbiamo perso anche troppo tempo. E c’è un secondo segnale: il messaggio che la Germania è pronta a lavorare per consolidar­e l’unità della Ue. Per realizzare il progetto supportato da Juncker (il presidente della Commission­e europea, ndr) e dal presidente francese Macron. Dobbiamo trovare insieme un approccio globalizza­to, e solidale, per esempio sui migranti o sul commercio, e difendere gli interessi europei nei confronti di Cina, Russia, America. Il 2018 sarà un anno storico. Lo si potrà constatare anche dopo le elezioni italiane, che porteranno anch’esse — lo spero — un messaggio di stabilità».

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Manfred Weber, 45, leader del Gruppo Ppe

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