«Ora dobbiamo correggere gli errori fatti sui migranti»
«Icompromessi non sono mai facili. E neanche questo sulla grande coalizione lo è stato. Ma ora, nel nuovo governo, tutti avranno la possibilità di fare la propria parte. E anche di correggere gli errori passati, secondo quanto ci ha fatto capire la gente alle ultime elezioni».
Per esempio?
«Per esempio, il problema verificatosi nel 2015, quando vi fu un flusso incontrollato di migranti».
Manfred Weber, bavarese, è il presidente del Gruppo del Partito popolare europeo all’europarlamento, e in quell’aula è considerato da sempre il portavoce ufficioso di Angela Merkel. Quella stessa Merkel che, nel 2015, sedeva nell’altra coalizione che aprì le porte ai migranti... «Adesso non guardiamo al passato, ma al futuro. Nel nuovo governo, il ministro degli Interni che verrà dalla Csu (l’unione cristiano-sociale di centrodestra, ndr) avrà la possibilità di trovare una soluzione giusta anche al problema migratorio. Anche per questo il compromesso raggiunto in queste ore a Berlino non è negativo, anzi».
Ci sono altri temi su cui i tedeschi vi hanno chiesto una risposta con le ultime elezioni?
«Sì, soprattutto quello della giustizia sociale, delle pensioni, delle case. Spendiamo già molto per questi obiettivi. Ma bisogna fare di più. Oggi affittare un appartamento a Berlino o a Monaco è assai caro, e per una famiglia normale può essere difficile. In questo campo possiamo ancora fare molto».
Uno degli ostacoli maggiori, durante gli ultimi negoziati, sarebbe stata la contesa sul mercato del lavoro: il centrosinistra schierato in difesa dei contratti a tempo indeterminato, il centrodestra sul fronte opposto. È stato davvero così?
«Non direi che questo sia stato un tema dominante, almeno pubblicamente. Alla fine si è trovata comunque una composizione fra un approccio liberista, che lascia abbastanza flessibilità agli imprenditori, e un altro più concentrato, per esempio, sulla difesa dell’occupazione giovanile».
E per l’europa nel suo insieme, che significato può avere l’accordo di Berlino?
«È un segnale di stabilità che vale anche per le altre grandi capitali, Roma o Madrid o Parigi. Tutta l’ue ha bisogno di governi stabili. Abbiamo perso anche troppo tempo. E c’è un secondo segnale: il messaggio che la Germania è pronta a lavorare per consolidare l’unità della Ue. Per realizzare il progetto supportato da Juncker (il presidente della Commissione europea, ndr) e dal presidente francese Macron. Dobbiamo trovare insieme un approccio globalizzato, e solidale, per esempio sui migranti o sul commercio, e difendere gli interessi europei nei confronti di Cina, Russia, America. Il 2018 sarà un anno storico. Lo si potrà constatare anche dopo le elezioni italiane, che porteranno anch’esse — lo spero — un messaggio di stabilità».