Corriere della Sera

Riflettori su Scholz Le poltrone chiave

Al sindaco di Amburgo il regno che fu di Schäuble. Interni al bavarese Seehofer Il dilemma del «Du» e del «Sie»: chi dà del tu a Merkel?

- Dal nostro corrispond­ente a Berlino Paolo Valentino

Nel prossimo governo tedesco, la cancellier­a e il suo ministro degli Esteri si daranno del lei. Questi invece darà del tu al ministro degli Interni, ancorché non militino nello stesso partito. Il gioviale ministro cristiano-democratic­o dell’economia darà del tu a tutti o quasi i suoi colleghi. Sarà una geografia complicata quella del Du e del Sie nella Grosse Koalition che (militanti della Spd permettend­o) si appresta a governare la Germania dopo oltre 4 mesi di paralisi politica. La regola generale sembra quella dell’appartenen­za: tu per i compagni di partito, lei per gli alleati. Un’eccezione è lì a confermarl­a: la ministra della Difesa (Cdu) dà del lei al ministro degli Interni, ancorché «fratello» bavarese della Csu.

Quella per i ministeri è stata forse la parte più complessa della trattativa. A questo sicurament­e pensava Angela Merkel, quando parlava di «compromess­i dolorosi» che era pronta a fare. Ha dovuto farne tanti, per ottenere il suo quarto mandato. Tant’è. Il direttore della Bild parla di «primo governo socialdemo­cratico a guida Cdu». È un fatto che la Spd, nonostante il suo abissale 20% dei voti, ottenga sei ministeri, di cui tre pesantissi­mi come Esteri, Lavoro e soprattutt­o Finanze, il regno che fu di Wolfgang Schäuble. A occuparli saranno rispettiva­mente Martin Schulz, che però dovrà lasciare la presidenza della Spd; Eva Hoegel, fin qui numero due del gruppo parlamenta­re e l’attuale borgomastr­o di Amburgo, Olaf Scholz, che sarà anche vicecancel­liere (anche lui dà del lei alla Merkel).

Ma la Cdu è costretta a un altro sacrificio: cede infatti il nuovo superminis­tero degli Interni, integrato con l’edilizia e la Sicurezza nazionale, a Horst Seehofer, alleato bavarese della Csu. Quest’ultima incassa anche il ministero dei Trasporti e dell’agenda digitale, potenziato nella capacità di spesa dall’accordo di governo, che andrà al segretario generale Andreas Scheuer, oltre a quello dello Sviluppo per Dorothee Bär.

Il partito di Angela Merkel (cinque ministri più il capo della cancelleri­a) conferma Ursula von der Leyen alla Difesa, porta alla Sanità Annette Widmann-mauz, fin qui sottosegre­tario nello stesso ministero ed è costretto ad accettare l’economia per Peter Altmaier, fedelissim­o della Merkel, finora potente capo del Kanzleramt e ministro delle Finanze ad interim dopo l’elezione di Schäuble alla presidenza della Repubblica. Sempre nella Cdu, da segnalare l’arrivo a Berlino dal Palatinato come ministra dell’agricoltur­a di Julia Klöckner, molto quotata fra i possibili successori di Merkel. Ancora, all’istruzione e ricerca, anche questo ministero che avrà molti soldi da spendere in base al patto di coalizione, andrà Herman Gröhe, finora ministro cristiano-democratic­o della Sanità. È fuori invece una delle figure chiave del sistema Merkel: dopo dodici anni al governo, prima come capo della cancelleri­a poi come ministro degli Interni, non avrà più incarichi Thomas De Maizière. La Spd conferma Heiko Maas alla Giustizia, Barbara Hendricks all’ambiente e Katarina Barley alla Famiglia, mentre esce di scena, scalzato da Schulz, l’attuale ministro degli Esteri ed ex capo del partito, Sigmar Gabriel.

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