Riflettori su Scholz Le poltrone chiave
Al sindaco di Amburgo il regno che fu di Schäuble. Interni al bavarese Seehofer Il dilemma del «Du» e del «Sie»: chi dà del tu a Merkel?
Nel prossimo governo tedesco, la cancelliera e il suo ministro degli Esteri si daranno del lei. Questi invece darà del tu al ministro degli Interni, ancorché non militino nello stesso partito. Il gioviale ministro cristiano-democratico dell’economia darà del tu a tutti o quasi i suoi colleghi. Sarà una geografia complicata quella del Du e del Sie nella Grosse Koalition che (militanti della Spd permettendo) si appresta a governare la Germania dopo oltre 4 mesi di paralisi politica. La regola generale sembra quella dell’appartenenza: tu per i compagni di partito, lei per gli alleati. Un’eccezione è lì a confermarla: la ministra della Difesa (Cdu) dà del lei al ministro degli Interni, ancorché «fratello» bavarese della Csu.
Quella per i ministeri è stata forse la parte più complessa della trattativa. A questo sicuramente pensava Angela Merkel, quando parlava di «compromessi dolorosi» che era pronta a fare. Ha dovuto farne tanti, per ottenere il suo quarto mandato. Tant’è. Il direttore della Bild parla di «primo governo socialdemocratico a guida Cdu». È un fatto che la Spd, nonostante il suo abissale 20% dei voti, ottenga sei ministeri, di cui tre pesantissimi come Esteri, Lavoro e soprattutto Finanze, il regno che fu di Wolfgang Schäuble. A occuparli saranno rispettivamente Martin Schulz, che però dovrà lasciare la presidenza della Spd; Eva Hoegel, fin qui numero due del gruppo parlamentare e l’attuale borgomastro di Amburgo, Olaf Scholz, che sarà anche vicecancelliere (anche lui dà del lei alla Merkel).
Ma la Cdu è costretta a un altro sacrificio: cede infatti il nuovo superministero degli Interni, integrato con l’edilizia e la Sicurezza nazionale, a Horst Seehofer, alleato bavarese della Csu. Quest’ultima incassa anche il ministero dei Trasporti e dell’agenda digitale, potenziato nella capacità di spesa dall’accordo di governo, che andrà al segretario generale Andreas Scheuer, oltre a quello dello Sviluppo per Dorothee Bär.
Il partito di Angela Merkel (cinque ministri più il capo della cancelleria) conferma Ursula von der Leyen alla Difesa, porta alla Sanità Annette Widmann-mauz, fin qui sottosegretario nello stesso ministero ed è costretto ad accettare l’economia per Peter Altmaier, fedelissimo della Merkel, finora potente capo del Kanzleramt e ministro delle Finanze ad interim dopo l’elezione di Schäuble alla presidenza della Repubblica. Sempre nella Cdu, da segnalare l’arrivo a Berlino dal Palatinato come ministra dell’agricoltura di Julia Klöckner, molto quotata fra i possibili successori di Merkel. Ancora, all’istruzione e ricerca, anche questo ministero che avrà molti soldi da spendere in base al patto di coalizione, andrà Herman Gröhe, finora ministro cristiano-democratico della Sanità. È fuori invece una delle figure chiave del sistema Merkel: dopo dodici anni al governo, prima come capo della cancelleria poi come ministro degli Interni, non avrà più incarichi Thomas De Maizière. La Spd conferma Heiko Maas alla Giustizia, Barbara Hendricks all’ambiente e Katarina Barley alla Famiglia, mentre esce di scena, scalzato da Schulz, l’attuale ministro degli Esteri ed ex capo del partito, Sigmar Gabriel.