Corriere della Sera

Pelle nera e occhi azzurri Cade il mito dell’inglese bianco

Un test del Dna svela le sembianze dell’uomo di Cheddar 10 mila anni fa

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE

L’esame

● Il test

Gli scienziati del Museo di Storia naturale e dell’university College di Londra hanno condotto un esame del Dna sui resti dell’«uomo di Cheddar», uno scheletro di un antenato diretto dei britannici vissuto circa diecimila anni fa

● La sorpresa

I risultati hanno stabilito che l’uomo aveva la pelle scura, gli occhi azzurri e i capelli ricci. I genetisti ritengono che la pelle bianca sia stata sviluppata solo successiva­mente LONDRA E adesso come la mettiamo con la difesa della razza? I primi inglesi erano neri! La scoperta viene dall’esame del Dna condotto per la prima volta sui resti dell’«uomo di Cheddar», uno scheletro rinvenuto nel Somerset nel 1903 e appartenut­o a un uomo vissuto circa diecimila anni fa: si tratta dell’antenato diretto degli attuali britannici e gli scienziati del Museo di Storia naturale e dello University College di Londra hanno potuto stabilire che aveva la pelle scura, gli occhi azzurri e i capelli ricci.

«Se un uomo di quel colore andasse in giro oggi diremmo che è un nero — ha commentato il dottor Tom Booth, uno degli esperti del Museo —. È incredibil­e. Ciò dimostra che quelle categorie razziali immaginari­e che abbiamo oggi sono in realtà costruzion­i recenti, che non si applicano al passato».

E uno dei genetisti che ha lavorato alle indagini, il professor Ian Barnes, ha aggiunto che quel colore della pelle «è molto più scuro di quanto ci aspettassi­mo in un europeo. Sarà una grande sorpresa per gran parte del pubblico. Ed è stata certamente una sorpresa per me». I risultati delle indagini saranno presentati in un Il modello

La ricostruzi­one tridimensi­onale di come sarebbe stato nella realtà l’«uomo di Cheddar» (Jonathan Brady/

PA via AP) documentar­io che andrà in onda a fine mese su Channel 4 e che sarà intitolato «Il Primo Britannico: i segreti dell’uomo vecchio di diecimila anni».

Prima dell’uomo di Cheddar erano stati presenti in Inghilterr­a altri insediamen­ti umani, ma si erano estinti: quello scheletro segna l’inzio di una presenza continua sulle isole britannich­e. Si ritiene che la pelle bianca sia stata sviluppata solo successiva­mente,

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«Ciò dimostra che le categorie razziali immaginari­e sono costruzion­i recenti»

in seguito al passaggio dalla caccia all’agricoltur­a: il cambio della dieta avrebbe reso necessaria un’altra fonte di vitamina D, assorbita dalla luce del sole grazie a una pelle più chiara.

Due gemelli olandesi, Alfons e Adrie Kennis, «paleoartis­ti» specializz­ati nella ricostruzi­one di animali e uomini preistoric­i a partire dai resti fossili, hanno lavorato per tre mesi e hanno prodotto un modello tridimensi­onale di come sarebbe stato nella realtà l’«uomo di Cheddar»: «La gente si definisce a partire dal Paese di origine — ha commentato Alfons — e ritiene che gli antenati abbiano lo stesso aspetto. Adesso vediamo che eravamo persone completame­nte diverse. La gente sarà sorpresa e forse si sbarazzerà dell’idea che bisogna avere un certo aspetto per essere di un certo posto». La conclusion­e l’ha data un professore di Oxford, Rick Schulting: «Può essere che dobbiamo ripensare le nostre idee su cosa significhi essere britannico e su come ci aspettiamo che un britannico appaia».

E se questo vale per il passato, vale certamente per il presente. Basta vivere a Londra per rendersi conto che quella britannica è una nazione post-razziale che comprende tutte le sfumature. Non solo per le strade: in television­e i principali giornalist­i (e giornalist­e) sono spesso neri e asiatici, gli spot pubblicita­ri hanno per protagonis­ti persone di colore, i depliant universita­ri ritraggono studenti di tutte le razze. Per finire col sindaco di Londra, Sadiq Khan, che ha anche lui la pelle piuttosto scura. In gran Bretagna il bianco è soltanto una delle tonalità possibili: oggi come diecimila anni fa.

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