La donna da 559 milioni teme la lotteria maledetta «Troppi vincitori morti»
La vicenda
● Una donna del New Hampshire ai primi di gennaio ha vinto alla lotteria un premio da 559 milioni di dollari
● Ora la signora ha chiesto ai giudici di poter avere la somma rimanendo anonima (cosa non prevista dalla legge) perché teme di morire come è successo a molti altri vincitori di biglietti fortunati negli Stati Uniti
Magari la sua battaglia non sarà ricordata come un esempio di conquista civile, fatto sta che la signora del New Hampshire, che da un mese ha nelle mani il biglietto vincente della lotteria da 559 milioni di dollari, sta lottando come una leonessa per far vincere il principio, enunciato dagli avvocati, «che la privacy supera l’insignificante interesse pubblico nel rivelare il suo nome».
La fortunata donna chiede infatti che venga tenuta nascosta la sua identità. Ma le tasse per una volta non c’entrano: Jane ha una tremenda paura di morire. Di fare, cioè, la stessa fine di quelli che prima di lei hanno vinto una lotteria nel suo Paese. Perché vincerla e dichiararlo può essere una maledizione mortale. Ecco la sua e le altre storie.
Il sei gennaio scorso la signora, identificata fittiziamente come Jane Doe, vince un jackpot da una montagna di dollari. È felice ed eccitata. La gioia però dura poco, il tempo di dover produrre carte bollate, assumere avvocati ed entrare in un’aula di tribunale. Jane vorrebbe mantenere segreta la sua identità. Ma così facendo violerebbe la legge del New Hampshire che obbliga a dichiarare il nome del vincitore, la città e l’importo del premio. Cosa che la signora fa, scrivendo il suo nome sulla fotocopia del biglietto. Solo quando si rende conto dell’errore commesso, implora i funzionari del premio: «Non dite nulla di me, vi prego». I funzionari, zelanti, rispondono però che «saranno costretti a rilevare la sua identità nel caso qualcuno dovesse presentarne richiesta. Come da regolamento».
Jane si rivolge al tribunale di Hillsborough a Nashua. Ammette di aver firmato il retro del biglietto come indicato nelle informazioni sul sito web della Commissione lotteria statali. Ma al tempo stesso presenta un’ingiunzione allo scopo di rimanere anonima. La palla passa così agli avvocati. Che ora dovranno dimostrare in aula la «maledizione». Come? Citando i numerosi casi di vincitori morti ammazzati o rimasti vittima di colossali momenti di sfortuna. Compito certamente non facile davanti a un giudice. Anche se, che si creda o meno alla maledizione, la casistica di persone «rovinate» da una vincita negli Stati Uniti è davvero corposa.
Per esempio Abraham Shakespeare. L’uomo aveva 42 anni quando nel 2006 vinse 17 milioni in Florida. Soldi che attirarono l’attenzione di tale Deedee Moore. La donna gli soffiò con un raggiro almeno 2 milioni. Ma voleva il resto. Nel rapporto della polizia c’è scritto che Abraham fu seppellito tre anni dopo sotto una lastra di cemento in un bosco proprio da Deedee More e dal suo fidanzato.
Jeffrey Dampier, invece, di anni ne aveva 39 quando la fortuna gli fece arrivare 20 milioni di dollari in Illinois. Per un periodo ha vissuto felicemente, s’è goduto i soldi. Fino al 2005, l’anno in cui fu ucciso dalla cognata Vanessa e dal marito di lei Nathaniel. I due erano convinti di poter ereditare i soldi di Jeffrey.
Doris Murray fu invece pugnalata dal suo ex fidanzato, Derrick Lorenzo Stanley, il quale pretendeva 172 mila dollari in rate ventennali. Doris aveva vinto 5 milioni in Georgia.
Il New Hampshire rientra nella più ampia regione del New England, sull’oceano Atlantico, famosa per le sue foreste e i colori delle foglie in autunno. La signora Jane ha promesso che non andrà via dal suo Stato e che anzi darà una parte dei soldi in beneficienza, per restituire al New Hampshire quel che il New Hampshire le ha dato. Ha confessato però che le seccherebbe entrare in un negozio ed essere riconosciuta come quella che ha vinto mezzo miliardo di dollari. In ballo c’è la difesa della sua identità. E la battaglia legale per dimostrare che la maledizione da lotteria esiste e non è una favola. Chissà se i suoi avvocati citeranno pure il caso Deborah Mcdonald, la donna che nel 2010 fu travolta da un’auto. Stava uscendo da un bar. Aveva appena festeggiato la vincita di 5 mila dollari.