Corriere della Sera

I giudici e le mazzette per l’anas «Gli ho consegnato le arance»

Roma, l’inchiesta sui processi aggiustati. I periti favorevoli agli imprendito­ri amici

- Di Giovanni Bianconi e Fiorenza Sarzanini GDF lferrarell­a@corriere.it

La vicenda

● Le Procure di Roma e Messina hanno chiesto e ottenuto 15 arresti per due associazio­ni a delinquere dedite a vari reati: frode fiscale, reati contro la Pubblica amministra­zione e corruzione in atti giudiziari

Altri giudici coinvolti, altri passaggi di soldi. Nell’inchiesta sulla «rete» tessuta dall’avvocato Piero Amara e dall’imprendito­re Fabrizio Centofanti che secondo l’accusa serviva a pilotare i processi e orientare gli appalti pubblici, le presunte mazzette erano «arance» da consegnare a chi accettava di «mettersi a disposizio­ne». La Procura di Roma indaga sulle «commesse» della Consip, ma anche su quelle dell’anas.

Nell’informativ­a del Nucleo tributario della Guardia di finanza viene raccontato «un pacifico episodio di corruttela, perpetrato da Ambrogio Tarditi, titolare della Lauro spa, con la “qualificat­a” intermedia­zione di Luigi Caruso, già Consiglier­e della Corte dei Conti, per la definizion­e di una procedura di accordo bonario, all’interno di Anas nella quale il già Consiglier­e di Stato Raffaele De Lipsis era presidente». L’8 gennaio 2016 Tarditi chiede un incontro a Caruso. I due si incontrano a Firenze il 7 febbraio e «Caruso riferiva che avrebbe recapitato un sacchettin­o di arance al Tarditi». Nei giorni successivi ci sono incontri riservati tra Caruso e De Lipsis. Conclude la Finanza: «Trova conferma il rapporto corruttivo in cui Caruso, formalment­e estraneo alla vicenda, funge da intermedia­rio. Accordo che, con la fattiva collaboraz­ione del Consiglier­e De Lipsis è finalizzat­o ad agevolare l’imprendito­re sull’accordo tra Lauro e Anas». Un patto che proprio Amara avrebbe agevolato preoccupan­dosi anche di avvisare Caruso e De Lipsis «di intercetta­zioni in corso».

Nelle indagini per corruzione giudiziari­a, anche il cambio di sede di un’impresa diventa sospetto. Per esempio il trasferime­nto della Exiton spa, dell’imprendito­re piemontese Ezio Bigotti, dal Piemonte ad Augusta, in provincia di Siracusa. Così è finito in quella città il processo su una presunta frode fiscale contestata alla società, trattato dal pubblico ministero Giancarlo Longo; avvocato difensore Amara. Due amici, che hanno trascorso insieme il Capodanno 2014 a Dubai, pagato da Centofanti. Longo conclude con una richiesta di archiviazi­one in cui i suoi colleghi della Procura di Roma rilevano «alcune anomalie, tutte

Gli incontri tra i magistrati

Le immagini dei pedinament­i, effettuati dalla Guardia di finanza, dei giudici che si erano accordati per le commesse dell’anas oggettivam­ente orientate a produrre effetti favorevoli per Bigotti». Come la nomina a consulente del pm «di un commercial­ista che detiene le scritture contabili per conto di una società dell’avvocato Amara».

I bandi nel mirino

I favori all’imprendito­re Bigotti che partecipav­a alle gare per le commesse di Consip

 Trova conferma il rapporto corruttivo in cui Luigi Caruso, formalment­e estraneo alla vicenda, funge da intermedia­rio

L’utilizzo dei consulenti da parte dell’ex pm rientra in molti dei reati contestati dalla Procura di Messina, che l’ha fatto arrestare. Periti reclutati nei propri procedimen­ti o in quelli di altri pm «indotti» a farlo, che fornivano i presuppost­i per le archiviazi­oni o esiti graditi agli avvocati amici del magistrato. Alcuni di essi sono ora accusati di «falso» per omissioni o altre presunte irregolari­tà contenute nei loro lavori. Ma l’intreccio di interessi fra magistrati, avvocati e periti non si ferma alla Procura di Siracusa. In un contenzios­o ultra-milionario del 2013 tra il Comune di Siracusa

Questa mail spunta a Milano, depositata in Procura (senza spiegazion­i o motivazion­i) dal prof. Carlo Federico Grosso, ex vicepresid­ente del Csm, che nel processo Eni-nigeria patrocina la società. Come gli è arrivata? Lipera si avvale della facoltà di non rispondere. Grosso, ascoltato come teste, accenna che il dirigente dell’ufficio legale di Eni spa, Cristiano Mario Maspero, gli anticipò che Lipera aveva bisogno di contattarl­o con urgenza per dargli elementi utili a Eni nel processo. Ma Maspero, pure lui teste, riferisce ai pm che a dirglielo non era stato Lipera (che pur senza mai parlare con Grosso aveva girato a Grosso la mail di Armanna il 28 febbraio 2017) ma — sorpresa — l’avvocato Amara con un messaggio Whatsapp. E che proprio e la società Open Land, il Consiglio di Stato diede ragione agli imprendito­ri ribaltando una sentenza del Tar.

Presidente del collegio era il giudice Riccardo Virgilio, ora inquisito dalla Procura di Roma; e tra gli avvocati della Open Land c’era l’avvocato Calafiore (socio di Amara, altro partecipan­te anche Capodanno a Dubai, dove ora è latitante). Due anni dopo il Consiglio di giustizia amministra­tiva della Sicilia (presieduto dal giudice De Lipsis) incaricò un tecnico per quantifica­re il danno risarcibil­e alla Open Land. Fu scelto un commercial­ista «consulente presso la Procura di Siracusa», e su questo presuppost­o il Consiglio bocciò tutte le richieste di sostituzio­ne o affiancame­nto. Ma dall’indagine messinese emerge che quella persona non era «consulente della Procura», bensì solo in un paio di procedimen­ti del pm Longo; e aveva lavorato per un altro commercial­ista, consulente della Open Land. Le sue conclusion­i consentiro­no al Consiglio presieduto da De Lipsis di liquidare alla società un risarcimen­to parziale di quasi 3 milioni di euro. Solo l’estate scorsa, dopo ulteriori contestazi­oni, il Consiglio ha revocato quella decisione e sostituito il consulente. Amara, per rassicurar­e Maspero evidenteme­nte perplesso, in altri due messaggi («Max sa tutto») gli aveva scritto — seconda sorpresa — che il capo degli affari legali Eni Mantovani era già a conoscenza del motivo per cui Lipera cercasse con urgenza Grosso. Non è vero, nega Mantovani, che ai pm aggiunge di conoscere a mala pena Amara come uno dei tantissimi legali di cui si serve l’eni, ma poi non sa allora spiegare perché l’avesse persino invitato a cena a casa propria a Pasqua, peraltro quando già aveva appreso che a innescare a Siracusa la storia del complotto anti-descalzi era stato proprio un collaborat­ore di Amara (Ferraro).

Altra «ambiguità dei rapporti tra Amara e Mantovani» i pm traggono dal sequestro di un filmato videoregis­trato il 28 luglio 2014 dall’impianto dell’ufficio dell’imprendito­re Ezio Bigotti (cliente di Amara e con lui arrestato ora per sentenze «pilotate» al Tar): una riunione nella quale, discutendo della possibile cessione a un nigeriano di un asset di una azienda nell’orbita Eni, Armanna sollecita Amara (in teoria semplice avvocato esterno di Eni) a far intervenir­e Mantovani per l’avvicendam­ento di due dirigenti Eni funzionale alla cessione.

 ??  ?? ● Tra gli arrestati l’avvocato Piero Amara e l’ex pm Giancarlo Longo. Fra gli indagati il giudice Riccardo Virgilio
● Tra gli arrestati l’avvocato Piero Amara e l’ex pm Giancarlo Longo. Fra gli indagati il giudice Riccardo Virgilio
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy