Eni e i due depistaggi «Il capo affari legali era informato di tutto»
I fatti
● I magistrati di Roma e Messina hanno arrestato l’avvocato esterno dell’eni Piero Amara
● Tra gli episodi, anche la collusione con il pm Giancarlo Longo per alimentare a Siracusa una inchiesta su un finto complotto anti-descalzi che nuocesse al processo milanese sulle tangenti Eni in Nigeria MILANO C’è una seconda «attività di depistaggio» del processo milanese sulle tangenti Eni in Nigeria, oltre all’ormai nota invenzione di un complotto giudiziario anti-descalzi innestata a Siracusa sulla collusioni tra il pm Giancarlo Longo e l’avvocato esterno di Eni per i reati ambientali Pietro Amara. Ed è una storia inedita che ora, nel tortuoso percorso di una mail dell’imputato Vincenzo Armanna finita rocambolescamente in mano all’eni e dall’eni utilizzata poi nel processo a Descalzi e Scaroni, chiama in causa Massimo Mantovani: responsabile fino all’ottobre 2016 di tutti gli affari legali di Eni, e rimasto a coordinare le difese nei processi milanesi anche dopo che dall’ottobre 2016 guida il settore Gas&power.
Massimo Gaboardi è lo sperduto tecnico che in apparenza nel marzo 2016 rivela quel complotto anti-descalzi che consente al pm di Siracusa di indagare in Eni il top manager Umberto Vergine e i consiglieri indipendenti Luigi Zingales e Karina Litvack (cacciata da Eni prima di essere fatta rientrare dai fondi stranieri), tutti archiviati quando nel marzo 2017 i pm milanesi documenteranno che il «complotto» era un bluff costruito ad arte. Ma nell’estate 2017 il pm Laura Pedio scopre anche che Gaboardi ha avuto in più rate quasi 100.000 euro dal factotum (Alessandro Ferraro) dell’avvocato esterno di Eni, Amara, il cui collega Giuseppe Calafiore aveva persino scritto al computer l’apparente verbale di Gaboardi consegnato al pm siracusano.
Uno sbaglio singolare
Proprio l’avvocato di Gaboardi, Giuseppe Lipera, noto anche per aver difeso Bruno Contrada, nel febbraio 2017 riceve una strana mail speditagli per apparente sbaglio da Armanna, ex dirigente Eni in Nigeria e nel processo sulle tangenti Eni-nigeria mezzo imputato e I volti mezzo autore di controverse dichiarazioni su Descalzi valorizzate dai pm. Infatti Armanna, nello spedire la mail con cui domanda a Lipera la disponibilità di Gaboardi a indagini difensive, guarda caso si sbaglia, e in allegato gli spedisce anche una precedente mail al proprio avvocato Fabrizio Siggia, nella quale si lamentava del codifensore Luca Santa Maria e gli attribuiva la volontà di fare più gli interessi della Procura di Milano (in cerca di un patteggiamento) che i suoi.