Corriere della Sera

Un manifesto E ora si accelera sul Museo del Design

- Di Alessandro Cannavò

Un difetto? In tv c’è parità?

«La situazione si sta bilanciand­o rispetto al passato. Anche alle Iene è successo: quando sono arrivata io 9 anni fa eravamo solo tre donne. Nei talk di politica però siamo ancora indietro: a parte Lilli Gruber, la politica è in mano agli uomini».

Si parla di lei come conduttric­e del Grande Fratello. È vero?

«Lo scopro ora. Se me lo offrissero ci dovrei pensare. E comunque Alessia Marcuzzi è la numero uno».

Un pregio del suo carattere?

«L’ottimismo, l’essere positiva: E la capacità di stupirmi: diventate grandi ma non adulti è una frase che faccio mia».

«Non mi godo le cose. Da brava bresciana vado di fretta e penso subito al dopo».

L’incidente in questo non l’ha cambiata?

«Ora ho un senso di gratitudin­e per la vita che spero di non perdere e non dare mai per scontato. Ci sono sfide difficili ma non impossibil­i. Ma è bello essere al mondo».

Nove parole, nove concetti. Per la 57esima edizione (dal 17 al 22 aprile) il Salone del Mobile propone un manifesto che rilancia valori e intenti della più importante Design week al mondo. Emozione, Impresa, Qualità, Progetto, Sistema, Giovani, Comunicazi­one, Cultura e infine Milano al centro. Ma in questi punti c’è molto di più, un’idea di Milano che ha le carte in regola per mantenere e rafforzare il suo ruolo propulsivo di creatività e produttivi­tà. La città dei designer e della miriade di aziende capaci di realizzare le idee velocement­e e al meglio; delle migliaia di studenti, molti stranieri, che qui trovano la formazione ideale. È emersa ben chiara dalle dichiarazi­oni del sindaco Beppe Sala e del presidente del Salone Claudio Luti la volontà di arrivare in fretta a un primo risultato concreto: la nascita alla Triennale del tanto agognato Museo del Design, al centro di un intenso dibattito nelle ultime settimane. Milano accelera, ha capito che il momento è propizio. Il mercato del mobile è in ripresa, quello interno (una confortant­e novità) e quello estero. L’esempio più clamoroso riguarda la Cina: è bastato organizzar­e due fiere a Shanghai con tutti i grandi brand riuniti, per superare la Germania e conquistar­e il primato nell’export verso il Paese asiatico con un +34% nel 2017. Accanto a una produttivi­tà che fattura 27 miliardi, il settore deve basarsi sulla cultura, in un ponte tra pensare e fare, storia e innovazion­e. In questo territorio il museo può diventare il frutto più bello di un inedito gioco di squadra. Una sfida che è anche un’assunzione di responsabi­lità. Ora rivolta all’altro nostro orgoglio del made in Italy, il mondo della moda.

L’affetto

Mi hanno colpito gli auguri di molti di quelli con cui mi sono scontrata per le mie inchieste

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