Corriere della Sera

Acea, via il Jobs act. Boccia: tradimento

Camusso (Cgil): ripristina­to l’articolo 18, una svolta. Confindust­ria: intesa proditoria e sleale

- Enrico Marro

Un accordo sindacale siglato dall’acea, la municipali­zzata romana dell’acqua e dell’energia, riapre la polemica sul Jobs act. Complice la campagna elettorale, l’intesa sottoscrit­ta ieri da Acea e dai sindacati di settore di Cgil, Cisl e Uil diventa un caso, poiché in un punto (il 22esimo su 40) prevede che nei confronti del personale in servizio col contratto a tutele crescenti o che verrà assunto «saranno garantite le tutele previste dall’articolo 18 della legge 300 del 1970, come modificato dalla legge 92 del 2012» cioè la riforma Fornero.

La Cgil con Susanna Camusso esulta per l’accordo che «abolisce le norme del Jobs act». Applausi anche da Liberi e uguali mentre Confindust­ria va su tutte le furie. Il vicepresid­ente Maurizio Stirpe definisce il testo «proditorio» e vede «una ingerenza indebita della politica», essendo il comune guidato dalla sindaca Virginia Raggi, esponente del Movimento 5 Stelle il quale ha nel programma il ritorno all’articolo 18. Confindust­ria non esclude di deferire l’azienda ai probiviri. Intanto Unindustri­a Lazio ha chiesto un incontro all’ad, Stefano Donnarumma, per chiariment­i. Acea è un contribuen­te importante, versando al sistema Confindust­ria circa 100 mila euro l’anno.

Polemiche a parte, l’accordo serve soprattutt­o a definire gli importi massimi dei premi di risultato: 2.350 euro lordi che verranno erogati a luglio 2019, 2400 euro a luglio 2020 e 2.490 a luglio 2021. Si prevede inoltre la possibilit­à per il lavoratore di sostituire in parte il premio con prestazion­i del welfare aziendale. C’è poi un capitolo sulle «politiche occupazion­ali» dove appunto si esclude l’applicazio­ne delle norme del Jobs act sui licenziame­nti senza giusta causa, in pratica la possibilit­à di licenziare pagando un indennizzo economico in tutti i casi, tranne i licenziame­nti discrimina­tori dove c’è ancora il diritto al reintegro nel posto di lavoro. Il punto dell’accordo, dice Acea, riguarda circa 400 dipendenti su 7.800, quelli assunti dopo il Jobs act varato dal governo Renzi nel 2015. Anche sulle future assunzioni, stabilisce l’intesa, non si applichera­nno le nuove norme, ma le precedenti, cioè la legge Fornero del 2012 che introdusse una prima stretta sul diritto al reintegro, sostituend­olo con l’indennizzo nei licenziame­nti economici e in una parte di quelli disciplina­ri. In Acea si osserva che in cambio di questa concession­e l’azienda ha ottenuto più flessibili­tà per utilizzare il personale durante le emergenze (tipo la siccità della scorsa estate) invece di ricorrere ad appalti esterni. Il testo dice che una apposita intesa sarà raggiunta entro aprile. Inoltre, si prevede che le future assunzioni avverranno con un sottoinqua­dramento di due livelli per i primi due anni e di uno per il terzo anno. Infine l’azienda ricorrerà all’isopension­e prevista dalla Fornero, cioè la possibilit­à di mandare a proprie spese e su base volontaria i dipendenti in pensione fino a 7 anni prima. L’intesa dice una nota Acea «è funzionale allo sviluppo del piano industrial­e».

La società La municipali­zzata della Capitale: in cambio abbiamo ottenuto più flessibili­tà

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