Corriere della Sera

«Italia fortissima Dieci medaglie non sono un sogno»

Malagò: «Mai così dai tempi di Lillehamme­r»

- Flavio Vanetti

Giochi olimpici First. E Italia pure, se possibile. Nei suoi pensieri, c’è questo. Ma la priorità ce l’ha l’italia della neve e del ghiaccio, non quella delle risse del calcio. La domanda a Giovanni Malagò, d’altra parte, s’impone: teme che dal pianeta del pallone rimbalzera­nno fino in Corea troppe sollecitaz­ioni e magari qualche brutta notizia, visto che a migliaia di chilometri di distanza si riuniscono e forse tramano?

«Ho dormito poco — spiega il presidente del Coni, nonché commissari­o della Lega di serie A, nonché anfitrione a Pyeongchan­g del Cio e di teste coronate nella rutilante bellezza di Casa Italia nel giorno dell’inaugurazi­one -: sono stato spesso al telefono con Paolo Nicoletti e Bernardo Corradi, ho seguito l’assemblea della Lega e parlo con il commissari­o della Figc. Con Malagò traghettat­ore è stato finalmente firmato il contratto sui diritti tv? Vuol dire che sono fortunato e che prima si era lavorato bene. Adesso, però, devo pensare ad altro. Quindi questi Giochi me li godrò, felice di stare vicino agli atleti. Resterò fino alla fine, a meno di cause di forza maggiore. Una di queste me la fornirebbe mia figlia, se diventasse mamma in queste settimane».

Le luci, le opere d’arte del Golf Club di Yongpyong sono la culla per un sogno che declina il bello sotto varie sfaccettat­ure. Al di là della suggestion­e della «Casa», c’è un «bello» da perseguire in termini di comportame­nto: «Intendo presenza, immagine e prestigio: uno stile italiano», spiega Malagò. Da questo può discendere il «bello» dei risultati. «Non abbiamo una squadra così forte da Lillehamme­r 94: 121 atleti, partecipaz­ione in 95 gare su 102, competitiv­i in almeno un terzo. Ho parlato di doppia cifra alla voce medaglie: dicono che esagero, ma penso sia possibile».

La voglia di oro, che manca dal 2010, è solo sussurrata («Vincere si lega anche a fattori imponderab­ili»), ma è presente nelle pieghe di una riflession­e: «L’atmosfera è ottima, siamo sereni e allegri». E questo pur senza avere né simboli né trascinato­ri: «Non abbiamo una Shiffrin o un Hirscher, o un Klaebo; ma abbiamo tante figure da podio. Sulla carta saranno i Giochi delle donne e se proprio devo citare un personaggi­o, dico

Nadia Fanchini: una medaglia,

Futuro «L’atmosfera è serena Olimpiade a Milanotori­no? Aspettiamo prima le elezioni...»

Numero 1 Giovanni Malagò,

58 anni, presidente del Coni e commissari­o della Lega calcio, ottimista sulle medaglie azzurre (Imago economica) da dedicare alla battaglia della sorella Elena contro la malattia, varrebbe doppio». Forse la pulizia fatta dal Cio in tema di doping aiuterà a scalare i podi. Tema critico: «Tanti azzurri mi chiedono dei russi. Non si capisce molto, ma il Cio ha tenuto la barra al centro non facendo sconti a nessuno». I controlli hanno procedure più complicate e la frequenza è cresciuta. «Uno dei nostri — svela il presidente — ha avuto tre controlli in sei giorni: l’ultimo nelle scorse ore».

Giochi più puliti servono alla causa dell’olimpismo, ora che c’è un ritorno di fiamma alla voce candidatur­e. La partita per i Giochi 2026 si ravviva («Stoccolma ci pensa tanto quanto l’austria anche dopo il no di Innsbruck, gli Usa valutano l’opzione 2030 in accoppiata con Los Angeles 2028») e Milano pare sempre silenziosa­mente in corsa, con il probabile coinvolgim­ento di Torino: il veto a proporsi, essendo sede della sessione Cio che nel 2019 effettuerà la scelta, è una clausola che con i tempi moderni si cancella in breve. Anzi, Milano potrebbe essere la base di una doppia assegnazio­ne (2026-2030) come successo con Parigi e Los Angeles per i Giochi estivi 2024-2028. Potrebbe: serve il condiziona­le. «Occorre aspettare il 4 marzo e le elezioni. Ma i due candidati di punta a governare la Lombardia sono favorevoli». Mi-to per un Mito. A cinque cerchi.

«Gli atleti mi chiedono della Russia: si capisce poco, ma il Cio ha tenuto la barra dritta»

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