Compromesso di Minniti: via libera al corteo ma cambia il percorso
Il compromesso che consente il via libera al corteo di oggi è il cambio di percorso. Dopo l’ultimatum del ministro dell’interno Marco Minniti — che due giorni fa aveva annunciato il divieto della marcia contro il razzismo organizzata dall’anpi — è il prefetto di Macerata Roberta Preziotti a sbloccare la situazione convincendo i promotori a evitare il centro e sfilare invece fuori dalle mura della città. «Abbiamo avuto garanzie da parte degli organizzatori che si tratterà di una manifestazione pacifica — commenta a tarda sera lo stesso titolare del Viminale —. Se dovesse accadere qualcosa ognuno si assumerà le proprie responsabilità». Campagna elettorale
Dopo aver promosso la protesta, l’associazione nazionale partigiani ha accolto l’appello del sindaco Romano Carancini a «fermare le manifestazioni» organizzate dopo l’omicidio di Pamela Mastropietro e il raid a sfondo xenofobo di Luca Traini, l’estremista di destra 28enne arrestato con l’accusa di strage aggravata da odio razziale per aver ferito sei stranieri sparando dall’auto in corsa. E dunque non parteciperà, rinviando l’appuntamento a Roma per il 22 febbraio. Confermano invece la presenza numerose forze politiche di sinistra e anche questo ha convinto Minniti che il divieto fosse inopportuno.
In campagna elettorale sarebbe stato infatti arduo impedire l’uso della piazza a chi voleva denunciare «l’appoggio» a Traini che dal carcere continua a inneggiare al fascismo rivendicando con orgoglio di essere «andato a sparare ai negri». E così nei colloqui di ieri che hanno preceduto la riunione del Comitato, Minniti ha chiesto al prefetto di incontrare i leader di ogni formazione che aveva dato la propria adesione «per ottenere un impegno a rispettare la città, in cambio della libertà di manifestare».
Il rischio provocazione
Una garanzia che tutti hanno concesso, compresi i rappresentanti dei gruppi dell’area antagonista che giungeranno da svariate zone d’italia e forse anche dall’estero. Le stime di ieri sera parlavano di almeno 3 mila persone pronte a scendere in piazza. Ad alimentare i timori degli apparati di sicurezza è la possibilità che gli estremisti di destra di Forza Nuova, arrivati due sere fa per un sit-in che è stato invece impedito, possano decidere di infiltrarsi nel corteo. Ieri sera in uno scantinato del centro storico sono state trovate alcune mazze e questo ha ulteriormente alimentato i timori.
Il sindaco ha deciso la chiusura delle scuole e il blocco dei mezzi pubblici a partire dalle 11 proprio per limitare al massimo i problemi per i cittadini. Una misura precauzionale che dà il senso della paura che si respira in queste ore. Il capo della polizia Franco Gabrielli ha invece predisposto un dispositivo di massima sicurezza con reparti mobili in tenuta anti sommossa che — pur evitando di militarizzare Macerata — creeranno un cordone per tentare di prevenire incursioni e incidenti.
Di «paura della gente alimentata dai populisti», del rischio che «il razzismo prevalga se al governo non andranno persone capaci di governare il fenomeno dei flussi migratori», Minniti parla in serata intervenendo a un seminario. Il ministro sa bene che il corteo di oggi è un banco di prova importante in questa campagna elettorale avvelenata proprio dall’omicidio di Pamela e dalla furia di Traini, da chi «tenta di sfruttare una città martoriata».
Un clima denunciato anche dal ministro della Giustizia e candidato del Pd Andrea Orlando che, parlando a un comizio, torna a chiedere «la massima unità tra tutte le forze democratiche e antifasciste nel formulare una condanna, senza aggiungere nient’altro. Qualunque “ma”, qualunque disquisizione e distinguo finisce per incrinare un fronte che invece va costruito».
d Abbiamo avuto garanzie dagli organizzatori che sarà una manifestazione pacifica: altrimenti ognuno si assumerà le proprie responsabilità