Dalle notti insonni dei militanti per l’attacchinaggio agli spazi che restano vuoti nell’era dei social
un ex democristiano come Clemente Mastella. «Il collegio — ricorda sorridendo — era talmente grande, che ne occorreva un gran numero. Una volta ne feci stampare oltre centomila. In alcuni casi poi accadeva che invitato a una iniziativa per presentare la mia candidatura mi trovavo i santini di un altro candidato. A quel punto stavo dieci minuti e me andavo».
Nel 2001 Silvio Berlusconi intasò gli uffici postali perché inviò a tutte le case degli italiani un opuscolo dal titolo «Una storia italiana». Probabilmente fu l’ultima grande produzione di carta. Dalla successiva campagna elettorale, quella del 2006, il fenomeno cominciò a scemare.
I blitz
Sposetti: decisivo il venerdì prima del voto, se non controllavi ti oscuravano il simbolo
Paolo Cirino Pomicino, ex Dc di rito andreottiano, la mette così: «La carta non serve più perché non ci sono più le preferenze». Oggi infatti tutto questo è stato superato dai social network come Facebook, Instagram e Twitter e dalle app di messaggistica. L’esempio è quello dell’attuale premier Paolo Gentiloni che utilizza Whatsapp con messaggi mirati sui temi della Capitale. «Da qui alla fine della campagna elettorale ne farà altri» filtra dallo staff di Gentiloni. Un esperimento studiato a tavolino dal premier in carica per vincere la battaglia per il collegio uninominale di Roma 1, senza sprecare un grammo di carta.