Tuffo di Tom Ford negli Anni 80, la giacca reggiseno di Jeremy Scott
La fashion week statunitense punta sugli show che stupiscono. Il nuovo tacco? Sei centimetri
Undici giorni di sfilate non-stop: cosa avrà mai da raccontare la moda americana? Non molto. Ma sono bravi (da sempre) Oltreoceano a non soffermarsi sull’argomento «contenuti», meglio l’abbondanza e chissà che, alla fine, qualcosa di buono, venga fuori comunque. E ci sono le sostanze indiscutibili per dna che danno un senso là dove sembra non esserci.
Ecco che Tom Ford gongola nell’uscire in passerella al termine del suo show esilarante e crazy. Per colori e brillanti e spalle importanti, per un momento, sembrava a tutti di aver messo piede, all’improvviso al Club 55 degli anni Ottanta, non a caso là dove, per lo stilista americano, tutto cominciò.
Un flash back forte: le giacche di paillettes, i leggings stampati, l’animalier a tinte sgargianti, il pelo colorato, il fluo furbamente doppiato a cenni di altre vite precedenti: la scenografia in stile Gucci (la griffe dove Ford si è formato), il tocco molto serioso e solenne alla Saint Laurent con lo smoking rivisitato (a tuta o ad abito rielaborato). Una sola altezza di tacchi, facile e furba: sei centimetri per una seria infinita di «chanelline» da pochi centimetri.
Oh certo il minimalismo non abita a New York City. Jeremy Scott lo sa bene. Al suo defilè c’è lo show e ci sono gli invitati che danno spettacolo. Il kitsch come mantra. Gli ibridi come sfida. I colori come disturbo.
Ecco la giacca reggiseno, o la tenuta da sci per la città, o i patch di pelliccia colorata, le gonne in pvc, gli abiti di maglia stretch, le t-shirt con Popples l’orsetto cartoon degli anni in cui Scott era un bimbo.
E poi — sicuramente vincente — lo stivale che arriva a metà coscia, realizzato per Moon Boot senza compromessi.