L’«armata» che scortò Michelangelo a New York
Una scorta di polizia per spostare esplosivi e armi. Casse di pioppo fumigato contenenti calchi di gommapiuma su misura. Cuscinetti antisismici per evitare che i manufatti antichi, più di 40 mila, subiscano le vibrazioni dei mezzi che li trasportano. Chimici e mascherine per imballare «alcune pietre funerarie iraniane di 3 mila anni fa, già restaurate in epoche precedenti con prodotti di cui non si sanno tossicità e carica batterica». Così la fine art manager della multinazionale Fercamgondrand, Chiara Prisco, racconta il trasloco del Museo nazionale di arte orientale dalla sede attuale di palazzo Tucci, nel quartiere romano di Monti, al deposito del Museo Pigorini all’eur, dove l’intera collezione sarà ricollocata. Un trasloco più avventuroso di quelli casalinghi di cui in genere ci scrivete (alla mail lostintrasloco @corriere.it). I traslochi di collezioni, mostre e case d’aste fanno storia a sé: hanno polizze assicurative speciali (quella per il trasloco di cui sopra, ad esempio, vale circa 2,5 milioni) e richiedono manodopera speciale. Per esempio, al trasloco del Mnao lavorano in 17: c’è l’operaio specialista in legni, l’esperto in numismatica, e così via. Ma nessun trasloco artistico è rocambolesco, racconta il direttore traslochi e arte di Gondrand Giuseppe Vantini, quanto lo fu quello della Pietà di Michelangelo da San Pietro all’expo di New York, nel 1964. Papa Giovanni XXIII aveva promesso il «prestito» all’arcivescovo newyorchese, ma spedirla fu complicato. La Pietà, in una cassa di legno, fu imbarcata sulla motonave Cristoforo Colombo. Traversò l’oceano e risalì il fiume Hudson in 8 giorni: se anche la nave fosse affondata, la cassa si sarebbe sganciata grazie a un sistema di cavi e sarebbe arrivata a pelo dell’acqua, circondata di boe segnaletiche e dipinta d’arancio (per essere visibile dagli aerei). Non capitò: la videro 27 milioni di persone e tornò a Roma, ma poi non si mosse più.
d L’artista che amo di più è il brasiliano Britto, veste sgargiante come me. Quelle lampade? Scelte nei giri di shopping a New York con Marta Marzotto