L’«avventura di una notte» Che non è stata una magia
Una notte e poi basta. Quante volte succede di trovarsi davanti a un «patto» del genere? Per scelta di uno/a, dell’altro/a, di entrambi. In inglese c’è un’espressione per dirlo: «One-night stand», cioè un rapporto sessuale che non prevede alcun coinvolgimento emotivo presente o futuro. In italiano lo traduciamo con «avventura di una notte» e usiamo il termine avventura, penso, proprio per rimarcare la differenza con una storia: si prova qualcosa di sconosciuto, ci si inoltra in territori nuovi. C’è una differenza, però: l’inglese «one-night stand» è lapidaria, si tratta di una notte e solo di una notte. La parola «avventura», invece, suggerisce che chissà, magari potrebbe durare anche di più. Forse anche diventare il preludio di una storia. Ginevra, la protagonista della rubrica #sessoeamore di oggi (la trovate su http://27esimaora. corriere.it/sessoeamore/) un po’ in effetti ci sperava. I paletti della storia li aveva messi il lui, ma aveva anche «ritrattato»: la loro «avventura di una notte» in realtà ne è durata due. Entrambe hanno fatto male a lei, che a 19 anni (ora ne ha 25) era una «piccola ragazza inesperta». Pensava che l’incontro di una notte fosse una magia, si è resa conto che le ha provocato un trauma. Tanto da bloccarla con il partner che ha avuto dopo questa esperienza. Ora, ripensandoci, si descrive come la vittima di una situazione che non ha voluto fino in fondo. Ma ammette che «forse non c’è un colpevole». Perché lui non si è fermato ma lei non gli ha detto no. Quindi, scagionati entrambi. Sotto accusa rimane solo l’ «avventura di una notte». Una scommessa, sempre e comunque: quando si apre una porta non si può mai sapere cosa si trova dietro.