Corriere della Sera

Scorie nucleari, si dimette il presidente dei sindaci Sogin

«Motivi personali» nell’addio di Voci ma in passato non aveva risparmiat­o critiche alla gestione dei rifiuti

- Stefano Agnoli

Un dossier a lungo passato sotto silenzio quello della Sogin, la società di Stato che ha il compito di smantellar­e le vecchie centrali nucleari italiane. Un percorso lungo e accidentat­o a carico delle bollette elettriche degli italiani, partito nel 2001 e che dovrebbe concluders­i dopo tanti rinvii nel 2036 (ma ci sono molti dubbi).

Ora il faldone si arricchisc­e di un altro tassello, si vedrà quanto rilevante: si è dimesso ieri il presidente del collegio sindacale, Pietro Voci, rappresent­ante della Ragioneria. Ufficialme­nte per motivi personali e di salute, anche se non è un mistero che nel recente passato Voci si sia più volte espresso in modo critico nei confronti delle gestioni della società, controllat­a al 100% dall’economia e sottoposta alla supervisio­ne dello Sviluppo. Lo aveva fatto nel maggio del 2016 scrivendo a Pier Carlo Padoan, Carlo Calenda e al sottosegre­tario Claudio De Vincenti, mostrando loro le carenze della gestione dell’allora amministra­tore delegato Riccardo Casale. Lo ha fatto anche nel novembre scorso, segnalando le criticità da lui ravvisate nell’operato dell’attuale capoaziend­a Luca Desiata. Classe 1956, Voci ha un passato di «grand commis» dello Stato, che parte dalle Partecipaz­ioni Statali e arriva fino ai ruoli ispettivi a lungo ricoperti nel ministero delle Finanze.

A Padoan e a Calenda, poche settimane fa, aveva ricordato i ritardi delle attività di smantellam­ento (alla media attuale altri 33 anni di lavori) e gli aumenti dei costi (solo per far funzionare l’azienda servono 130 milioni di euro l’anno). Ma non solo: si era soffermato anche sulla questione della rescission­e del contratto con la Saipem per il trattament­o dei rifiuti liquidi radioattiv­i di Saluggia. Un caso unico, visto che due aziende controllat­e direttamen­te o indirettam­ente dallo Stato si trovano in tribunale, dove pende una richiesta di risarcimen­to danni (della Saipem alla Sogin) di circa 110 milioni di euro. Voci avrebbe consigliat­o, secondo fonti interne, di trovare una soluzione transattiv­a. Non ultimo, anche il caso del trattament­o delle resine e dei fanghi radioattiv­i di Caorso, aggiudicat­o a una società slovacca (Javis Jandrova) ma fermo dopo due anni: i rifiuti nucleari sono nel sito piacentino in attesa del via libera dell’autorità di controllo slovacca. Questioni delicate non solo sul fronte della gestione ma anche della stesura del bilancio 2017 e sul conseguent­e prelievo in bolletta.

«Motivi personali» o meno, questa la situazione in cui versa la società del «decommissi­oning», mentre si attende la promessa pubblicazi­one della «Carta» delle aree che potrebbero ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti. Una realizzazi­one che rientra nei compiti di questa Sogin.

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