«Ho la parrucca, ma la vera Arisa è la prima»
SANREMO C’è Titti Verdura, una maltesina, che zampetta in camera. «Si chiama così perché da piccolina mangiava carote e cetrioli». Arisa è in albergo. Al Festival l’ha voluta Giovanni Caccamo per duettare su «Eterno». «Ho sentito il pezzo a casa sua e mi sono emozionata: melodia tradizionale, rispecchia il sogno di amore di tutti noi, qualcosa di eterno che non chiede nulla. Adesso sembra che se non hai una dote non va bene, che non basti essere se stessi». Con Caccamo c’è amicizia: «Trova sempre tempo di ascoltarti. Quante risate quando mi telefona e mi imita... Un giorno in cui ero triste mi ha detto di fare una torta come faceva lui per superare momenti difficili. Ero a dieta e ho preso la spatola dei dolci e i colori e ho dipinto una tela».
Parrucca nera e lunga: «Adesso sono la Rosalba che avrei voluto sempre essere, quella coi capelli lunghi. Li ho sempre portati corti perché odio la mezza misura. Così invece posso farli crescere». Ha anche l’apparecchio ai denti. «Non avevo impegni di lavoro per quest’anno e ne ho approfittato». Non sta cambiando solo l’immagine. È al lavoro su nuova musica. «Scrivo cose che mi piacciono, hanno dentro aneliti di vita, ma devo trovare la strada giusta per i testi in italiano. Per ora sono in finto inglese».
A Sanremo ha fatto tutto. Ha vinto nei Giovani con «Sincerità» nel 2009. Cinque anni dopo nei big con «Controvento». E con Emma ha fatto la valletta per Carlo Conti. «Arisa è quella della prima volta. Lì ho espresso la mia creatività al 100 per cento: la canzone, l’idea di suono, il trucco, gli occhiali. Ci ho messo un po’ a capirlo. È come quando dipingo: mesi dopo vedo cose uscite liberamente dall’anima. Però con Conti è stato bello: se quando canto lo faccio per me stessa, mi piace invece far ridere la gente e con lui mi sono sentita libera di farlo». Promuove Baglioni: «Ne sta uscendo benissimo. Fa se stesso, è spontaneo e ha dato al Festival uno slancio umano forte».