Vento feroce e gelo gli uomini jet azzurri vanno all’assalto della discesa-lotteria
Partenza ● L’italia ha vinto solo una volta la discesa olimpica, con Zeno Colò nel 1952 a Oslo Aggiornamenti, foto e video delle gare dei Giochi olimpici invernali di Pyeongchang, in Sud Corea
Entra in scena lo sci alpino, che debutta ai Giochi 2018 con la discesa maschile di domani, e per l’italia è come se fosse il momento del tenore. Acuto o stecca? Prima di tutto bisogna augurarsi che non stecchino il meteo e nemmeno i maggiorenti della Federazione internazionale e del Cio: sulla landa sperduta di Jeongseon dovrebbe abbattersi un vento feroce nei prossimi due giorni. Combinato al freddo pazzesco (-24 gradi l’altro giorno in partenza durante le prove), potrebbe determinare l’annullamento della gara d’esordio. Si trema — non solo per il gelo — e si cercano alternative: una di queste prevede l’incastro della libera tra le due manche di lunedì del gigante femminile. Pura farneticazione: assisteremmo a un’assurda sovrapposizione, aggravata dalla distanza notevole tra le due sedi di gara. Mancia competente a chi si impegna a evitare questa follia.
Acuto o stecca?, ci chiedevamo. Noi speriamo in un acuto, in senso generale per il nostro sci che, a parte zone d’ombra difficilmente illuminabili in quattro e quattr’otto (lo slalom femminile in primis), ha buone carte da giocare. Memori poi del secondo posto di Dominik Paris nella discesa pre-olimpica di due anni fa e del fatto che il trio di punta della pattuglia dei jet azzurri (Fill e Innerhofer) è competitivo, confidiamo che la velocità non deluda. Ci sono dei «però», comunque. Nell’ordine: lo scorso febbraio, al Mondiale, in un clima analogo di attesa, fu il flop; questa è una pista corta e, dicono, facile: decideranno i centesimi, chi sbaglierà pagherà; infine, la neve è simile a quella del Nord America, a noi ostica: assieme ai norvegesi, bravi ovunque, aspettiamoci qualche yankee o qualche canadese.
Detto tutto ciò, è doveroso provarci. Dominik Paris è il più accreditato, grazie al podio del 2016 e al fatto che la pista è tagliata sulle sue caratteristiche. «Ma bisogna fare velocità in ogni tratto» ammonisce Domme, che ultimamente ha centellinato le parole più del solito preferendo il basso profilo. Garmisch l’ha rilanciato dopo un gennaio opaco, lui è il primo asso da giocare, detto che Peter Fill in questo scenario è il più outsider dei tre: zero podi in superg e in discesa fin qui, ma ottimo in combinata; la coppa di specialità appena vinta avrà repliche olimpiche?
Resta Christof Innerhofer. L’uomo salvezza a Sochi 2014 per la missione della neve: argento in discesa e bronzo in «combi». Lui è l’uomo dei grandi appuntamenti e ha crediti con la sorte da riscuotere. Ma ha anche dei passaggi a vuoto da cancellare. «Meno parole e più fatti», è il suo slogan. Dice di aver osato forse troppo, cadendo negli errori, ma aggiunge anche che «arrivare per il gusto di arrivare non mi basta». Giusto così: coraggio e consapevolezza. «Mi sono ricostruito una forza e una competitività dopo un periodo difficile. Non essere favorito non significa nulla: l’importante è sapere di poter andare forte». Quattro anni fa, sul podio della libera, esultò effettuando una capriola diventata virale. «Fu puro istinto: spero di ritrovare le condizioni per ripeterla».
Pista per Paris
È una pista adatta a Paris, ma attenti a Innerhofer che a Sochi salvò la spedizione
(Reuters)