«Passato e Presente» e «Provincia capitale»: grande cultura
Se per cultura intendiamo tutto ciò che la scuola non può insegnare, allora vorrei segnalare le due più importanti trasmissioni culturali della Rai. Lasciamo perdere la nozione di servizio pubblico (che oggi è solo un grande equivoco), lasciamo perdere il turismo culturale (Marc Fumaroli ci ha insegnato come molte persone confondano «cultura» con la promozione mediatica, celebrativa e turistica, tipo certi documentari angelici) e lasciamo anche perdere quelli che credono che cultura in tv significhi invitare Massimo Recalcati. Per fare cultura, bisogna prima averla frequentata. Dico solo questo: le trasmissioni serie Vincitori e vinti non istruiscono, interrogano.
Per questo fondamentale motivo seguo sempre due trasmissioni che vanno in onda su Raitre: «Passato e Presente» condotto da Paolo Mieli (dal lunedì al venerdì alle 13.30) e «Provincia capitale» condotto da Edoardo Camurri (domenica ore 10,30). I due programmi non hanno nulla in comune, se non la competenza di chi li guida.
«Passato e Presente» si occupa di fatti storici e ha una struttura dialettica (un professore è interpellato da tre giovani storici) basata su un principio ormai minoritario: l’autorevolezza. Tocca a Mieli, poi, senza mai compiacere l’audience, rendere gradevole, televisiva l’offerta.
«Provincia capitale» è il classico petit tour nella poco conosciuta provincia italiana (fra dieci, vent’anni sarà un testo capitale per gli storici, come se oggi potessimo consultare i filmati, ahimè perduti, delle città che concorrevano a «Campanile sera»).
Come già ho avuto modo di dire, cultura in tv non significa riempirsi la bocca di parole difficili, significa invece creare suggestioni, stabilire connessioni (connettere vuol dire unire cose distanti, produrre un pensiero), affidarsi alla competenza. Non è l’oggetto che stabilisce cosa sia cultura, ma il modo con cui si affrontano le cose.