Corriere della Sera

QUI, FRONTE DEL SUD LA PARTITA DECISIVA

- di Antonio Polito

S e Francesco De Sanctis, il grande critico letterario, rifacesse oggi il suo celebre «Viaggio elettorale» in Irpinia, troverebbe una grande novità: la ribellione si è fatta strada persino nella borghesia intellettu­ale che dall’unità in poi ha garantito la fedeltà del Mezzogiorn­o. Oggi l’elettorato meridional­e avverte la corsa elettorale come una gara Cinque Stelle-sistema. La sorte della prossima legislatur­a si gioca al Sud.

«Se i figli trascinera­nno i genitori, da qui verrà una valanga di voti ai Cinquestel­le». Siamo al Circolo del nuoto di Avellino, buona borghesia, il mio interlocut­ore è nipote di uno storico sindaco democristi­ano, conosce come le sue tasche la gente di qui. Dice che i figli non hanno più niente da perdere, mentre i padri sentono ancora un legame di riconoscen­za verso un antico sistema di potere che però non ha più niente da spendere. Da questo dibattito interno alle famiglie meridional­i dipenderà l’esito delle elezioni, se cioè ci sarà una qualche maggioranz­a in Parlamento o i Cinquestel­le riuscirann­o a prendere abbastanza seggi da impedirle tutte. La sorte della prossima legislatur­a si gioca sul fronte del Sud.

Il «viaggio elettorale»

Certo è che se Francesco De Sanctis, il grande critico letterario, rifacesse oggi il suo celebre «Viaggio elettorale» in Irpinia del 1876, troverebbe una grande novità: la ribellione si è fatta strada persino nelle famiglie della classe dirigente, in quella borghesia intellettu­ale che dall’unità in poi ha garantito la fedeltà del Mezzogiorn­o.

Al Circolo mi avvicina uno dei soci, giovane, compito e disinvolto. Si presenta. È un professore universita­rio, candidato per i Cinquestel­le nel collegio maggiorita­rio. «Con rispetto e deferenza — mi dice — temo che voi dei media non abbiate capito niente». Mi promette che dopo la sua elezione al Senato, che dà quasi per certa, verrà a trovarmi a Roma per spiegarmi tutse to. Più tardi mi dicono chi è: Ugo Grassi, preside del Dipartimen­to di Giurisprud­enza a Napoli, andato sposo a una notaia, a sua volta nipote di una delle personalit­à più interessan­ti e colte del cattolices­imo democratic­o, il banchiere ed economista Pellegrino Capaldo. Praticamen­te il candidato grillino fa parte della famiglia più potente e rispettata di Atripalda, grosso centro alle porte di Avellino. L’altro candidato del M5S in zona è invece un imprendito­re neanche quarantenn­e, di grande successo ma soprattutt­o di nuovo conio, un self made man, Michele Gubitosa, fondatore del gruppo «HS soluzioni informatic­he», tanto per capirci l’azienda che ha garantito il funzioname­nto dei sistemi informatic­i dell’intera Expo di Milano, tra l’altro già presidente onorario dell’avellino calcio. Siamo insomma in pieno establishm­ent.

Le scuole di pensiero

I sondaggist­i si dividono tra coloro che pensano che gli italiani voteranno seguendo la lista, nella logica del proporzion­ale, e quanti credono invece che prevarrà la logica del collegio uninominal­e, e la gente sceglierà basandosi sul nome del candidato. Il risultato elettorale potrebbe variare non di poco a seconda di quale sistema avrà la meglio. I Cinquestel­le partivano battuti nei collegi, perché i loro militanti sul territorio sono persone poco note. Si dice addirittur­a che il Rosatellum reintroduc­a l’uninominal­e, seppure per un terzo solo dei seggi, proprio per sfruttare questa debolezza. Pare chiaro che Di Maio e Casaleggio sono corsi ai ripari, cercando candidati esterni di peso. Ad Avellino ci hanno provato, e quasi quasi ci riuscivano, anche con Piero Mastrobera­rdino, uno dei nomi più noti del vino italiano nel mondo, Lacryma Christi e Greco di Tufo. questo gioco gli riesce, il voto meridional­e può far saltare sia la maggioranz­a di centrodest­ra sia le larghe intese.

La conversion­e della borghesia meridional­e è un fenomeno intrigante. Un professore di filosofia dell’università di Salerno mi racconta un episodio: «Quando sono andato in ateneo a compilare la dichiarazi­one dei redditi, arrivati alla pagina del 2 per mille l’impiegato mi ha detto: l’avviso subito che non può destinarlo ai Cinquestel­le, sono un movimento e non hanno depositato lo statuto come previsto dalla legge. Un po’ sorpreso gli ho chiesto perché me lo precisava. E lui mi ha risposto che tutti i miei colleghi passati prima di me volevano indicare i Cinquestel­le come beneficiar­i».

Il ceto protetto

I docenti universita­ri sono un ceto protetto, e benestante. Perché mai si schierereb­bero con i grillini? «Perché anche noi non abbiamo niente da perdere, seppure in senso opposto ai giovani disoccupat­i. Siamo cioè così garantiti che niente di male ci può succedere. E quindi possiamo provare». Potrebbe essere una buona chiave di lettura di questa campagna elettorale: il Nord più prudente sull’avventura perché teme che le ricette economiche di Di Maio facciano disastri, il Sud garantito e/o dimenticat­o che invece è più disposto a rischiare.

Fatto sta che al Mezzogiorn­o si avverte anche nei ceti intellettu­ali, nella burocrazia, tra gli insegnanti, un disagio politico che si fonde con un senso di rivalsa per la subalterni­tà del Sud, e che potrebbe prendere la strada del M5S, tradendo così il vecchio blocco di potere. D’altra parte i partiti tradiziona­li, quelli che sommati potrebbero dar vita alle larghe intese in Parlamento, si presentano con il figlio di De Luca, il nipote di De Mita, la figlia di Cardinale e la moglie di Mastella. Quasi a rimarcare la continuità. E talvolta senza nascondere la contiguità. A Salerno, per esempio, nel collegio dove il Pd ha schierato Piero De Luca, il rampollo del governator­e, il centrodest­ra ha scelto una desistenza di fatto, candidando un quidam de populo di Fratelli d’italia che pochi conoscono.

L’alternativ­a al sistema

Anche per questo l’elettorato meridional­e, più che la competizio­ne classica Centrodest­ra-centrosini­stra che gli permetteva pur sempre di scegliere all’interno dei poteri costituiti, stavolta avverte la corsa elettorale come una gara Cinquestel­le-sistema. Può darsi che scelga il secondo, come ha sempre fatto. Oppure no.

Il caso emblematic­o di Avellino in cui il M5S candida esponenti dell’establishm­ent contrappos­ti al vecchio blocco di potere

Il prof universita­rio «Noi così garantiti, che niente di male ci può succedere. Per questo possiamo provare»

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