«Non ci credo» La prima medaglia
Windisch conquista la prima medaglia azzurra «Questo podio mi ripaga di tutte le delusioni»
L a medaglia del «gigante buono»: Dominik Windisch, 28 anni, di Rasun Anterselva, 2.873 abitanti in tutto, vince la prima medaglia per l’italia alle Olimpiadi invernali. Un bronzo, inaspettato, nel biathlon. Lui stesso ha detto: «Non ci credo».
gentili (qui si mira al bersaglio, non agli animali) che non ti aspetti: l’oro al tedesco Pfeiffer, che stentava a crederci, l’argento al ceco Krcmar e il bronzo al ragazzo che alterna il fucile alla matita («Adoro disegnare, mi rilassa»), confuso e felice sulla montagna che domina Pyeongchang e che regala all’italia la prima medaglia della spedizione coreana. «Pensavo di aver perso l’occasione della vita all’ultimo tiro, e invece...».
Invece il biathlon si accoccola ai piedoni di Domme facendo le fusa, il bambino rachitico che non vinceva mai una gara («Ero piccolo e scarso: arrivavo sempre penultimo o ultimo»), cresciuto nel mito del fratello Markus («Mi ha aiutato tantissimo, voglio ringraziarlo»), si prende la sua rivincita. Un solo errore, in piedi, dopo una serie quasi perfetta, mentre Fourcade e il norvegese Boe affondavano insieme nella mediocrità. È arrivato al traguardo bava alla bocca e moccio al naso alla fine di una prova che il gelo ha reso estrema, quasi ad eliminazione. «Nella vita ho molto più perso che vinto, ma questo bronzo mi ripaga di ogni delusione. È un momento speciale che farò fatica a dimenticare».
A 16 anni, il piccolo Dominik è cresciuto di colpo. «Alla scuola sportiva di Malles, in Val Venosta, hanno saputo motivarmi. Lì è cambiato tutto». Un valido mental coach, buoni maestri. Non si è più fermato. Il bronzo di Sochi nella staffetta mista, quattro anni fa, come antipasto. Win- disch è l’erede di Johan Passler (bronzo a Calgary ‘88) e Pieralberto Carrara (argento a Nagano ‘98) e promette di non fermarsi qui. È simpatico, ha una bella erre gorgogliante come i ruscelli gelati delle sue parti, non si tira in-
La paura
«Temevo di aver perso l’occasione della mia vita all’ultimo tiro e invece...»
dietro sugli argomenti più caldi: «I sospetti non bastano più. Io il rapporto Mclaren sul doping russo non l’ho letto però vorrei più chiarezza e la squalifica a vita già alla prima positività» ci aveva detto dopo aver firmato con altri biatleti un documento per l’ibu, la federazione internazionale. Forse non cambierà la percezione del biathlon in Italia, però Dominik con Dorothea Wierer ha le chiavi per uscire dal ghetto. «Doro è una bella ragazza e i suoi podi hanno contribuito alla popolarità del nostro sport. Nessuno pretende la fama dei calciatori però noi facciamo tantissima fatica e non andiamo mai sui giornali». Quasi mai, Domme. Eccoti accontentato.