Museo Egizio, FDI alza il tiro: cacceremo il direttore Scontro a Torino sul biglietto gratis alle coppie arabe. Franceschini: la destra non perde il vizio
TORINO Se andiamo al governo, lo cacciamo: suona più o meno così l’avvertimento arrivato ieri dal quartier generale di Fratelli d’italia. Una minaccia, neanche troppo velata, che riaccende le polemiche dei giorni scorsi, quando Giorgia Meloni si è scagliata contro il direttore del museo Egizio, Christian Greco, reo di aver introdotto, fra le tante agevolazioni possibili, anche un ingresso omaggio per i visitatori arabi che si presentano in coppia alla biglietteria. «Questo è razzismo al contrario, razzismo nei confronti degli italiani» lo aveva accusato, tre giorni fa, la leader di FDI, andata di persona a protestare sotto le finestre della secolare istituzione torinese. Il direttore Greco era sceso in strada per incontrarla, offrirle un biglietto e motivare nei dettagli la sua decisione: «Il museo è di tutti, e si tratta solo una delle tante iniziative promozionali».
Ma i chiarimenti dell’«archeologo-prodigio», nominato a 39 anni, dopo una selezione internazionale basata sul merito, direttore del museo di antichità egizie più antico del mondo, non devono essere bastati a placare le polemiche. Ieri, dopo un appello dei comitati tecnici del ministero dei Beni culturali, che in un documento hanno espresso «solidarietà all’iniziativa del direttore Greco» condannando «le strumentalizzazioni e gli attacchi politici», il partito di Giorgia Meloni ha rincarato la dose. «Stiano tranquilli il direttore Greco e gli estensori dell’anacronistico appello: una volta al governo — ha affermato il responsabile nazionale comunicazione, Federico Mollicone — Fratelli d’italia realizzerà uno dei punti qualificanti del proprio programma culturale, uno spoils system automatico al cambio del ministro della Cultura per tutti i ruoli di nomina, in modo da garantire la trasparenza e il merito, non l’appartenenza ideologica». Poi, in serata, la precisazione: «Non ho mai scritto di voler cacciare nessuno».
Nel mirino la campagna dedicata ai visitatori arabi, definita «sintomo del pensiero debole dell’occidente» e addirittura «anti italiana». A far infuriare ancor di più gli eredi di Alleanza nazionale, l’appello degli esperti dei comitati scientifici del dicastero guidato da Dario Franceschini, i quali si schierano accanto al museo torinese (tra l’altro gestito da una fondazione privata) e stigmatizzano le critiche avanzate da Meloni: «Nessuna scelta culturale dev’essere oggetto di strumentalizzazioni e attacchi politici: la medesima formula oggi contestata, forse perché in periodo preelettorale — scrivono i tecnici — è stata applicata dallo stesso museo un anno fa».
Da parte sua, il direttore Greco preferisce non commentare l’ultima sortita di FDI. In suo soccorso accorre il ministro Franceschini: «Noi le persone competenti, come Greco, le abbiamo chiamate a dirigere i musei italiani. La destra minaccia di cacciarle perché non ubbidiscono. Il lupo perde il pelo ma non il vizio». L’assessore alla Cultura della giunta Appendino parla di «strumentalizzazioni capaci di fomentare odio». E a mettere sull’avviso Meloni dal fare «figuracce» arriva la deputata M5S, Laura Castelli: «Il direttore del museo Egizio non è nominato dal governo, ma selezionato con un bando». In base al merito.
Nuovo affondo
Il partito di Meloni: «Con noi al governo ci sarà un cambio ai vertici». Poi la frenata